Il Leviatano - anno II - n. 5 - 12 febbraio 1980

uomini e i ragazzi dalle donne e dai bambini (che vennero riuniti nella moschea), furono tulli passati per le armi e sol/errati con i bulldozer. Ma questa generosità de/l'armata rossa afghana oggi viene scontata e spuntano i superstiti a denunciare l'accaduto. Risultato: l'imperialismo e la reazione gioiscono e approjìuano di questo errore umanitario. Morale e consiglio: in guerra con la reazione non bisogna farsi prendere da sentimentalismi; se i validi consiglieri sovietici non si sentono al 'altezza si rivolgano ai tecnici tedeschi che ancora sopravvivono nella loro provincia orientale e facciano le cose per bene. Tutto si può perdonare tranne l'ingenuità con la reazione. PAKISTAN Lo Zia di Indira CHE IL PAKISTAN DEL GENERALE ZIA-UL-HAQ si sarebbe trovato al centro dei giochi politici, diplomatici e strategici delle maggiori potenze mondiali nessuno qualche settimana fa avrebbe certo potuto immaginarlo. Così come nessuno, dopo la distruzione dell'ambasciata americana a Islamabad del novembre scorso, provocata dai dimostranti islamici per solidarietà con gli iraniani, avrebbe potuto immaginare che gli americani, appena partiti con armi e bagagli dal Paese. vi sarebbero tornati così presto e così in forze. Ma questi mesi di rapidi rovesciamenti di fronti rendono quotidianamente possibile quello che ieri era imprevedibile. Isolato tino a ieri con la sola amicizia della Cina, snobbato dagli americani sia per le violazioni dei diritti umani (ultima l'impiccagione di Buttho) che per le ambizioni di potenza atomica, ancora umiliato dalla sconfitta del 1971da parte dell'India armata dai sovietici, con una crisi economica gravissima accompagnata da una esplosione demografica incontrollabile, il Pakistan si presentava tino a ieri come una creazione artificiale dell'epoca coloniale che sopravviveva soltanto perché nessuno ancora le aveva dato il colpo decisivo. L'ultima carta rimasta nelle mani ZIA UL-HAQ IL LEVIATANO del generale Zia, al governo dopo il colpo di Stato del luglio 1977 che aveva visto la deposizione di Buttho, era quella dell'islamismo. Con anticipo su Khomeini, il generale si era fatto interprete di un tentativo di islamizzazione del Paese, cercando di rimediare con l'integralismo e con la religione alle difficoltà materiali. Nemico di tutti i tentativi di occidentalizzazione e di modernizzazione portati avanti da Buttho, Zia ha conservato soltanto un'aspirazione del suo predecessore: la volontà di dotare il Paese di un armamento atomico pari a quello dell'odiata India. Per questo il generale aveva visitato tutte le capitali islamiche alla ricerca di aiuti, cercando di sollecitare l'orgoglio degli sceicchi per un'atomica sotto le insegne della mezzaluna e lanciando continue recriminazioni contro l'ingenerosità americana nei confronti dell'atomica islamica. Improvvisamente, con la spedizione sovietica a Kabul, e con la vittoria della lilosovietica Indira Gandhi in India, tutte le carte si sono rimescolate. li Pakistan è diventato in pochi giorni una trincea essenziale del sistema difensivo americano e la sua capitale ha visto nelle ultime settimane un via vai di ministri e consiglieri speciali, così come le sue città di confine hanno visto moltiplicarsi il numero dei profughi afghani. È arrivato Lord Carrington. è arrivato il ministro degli esten cinese Huang Hua; sono arrivati poi tutti i rappresentanti dei paesi islamici riuniti in una conferenza che ha sancito la rottura con Mosca. È arrivato infine in questi giorni il Consigliere di Carter, Brzezinski. portatore di offerte assai più allettanti di quelle del passato, che per la loro inconsistenza avevano appunto determinato il congelamento dei rapporti tra i due Paesi. li generale Zia si trova così improvvisamente rafforzato da tutti questi aiuti, ma nello stesso tempo portato in una posizione di prima linea che rende più difficili e incerti i già precari equilibri economici. etnici e sociali del Paese. Nello stesso tempo, gli Stati Uniti si trovano a dover rivedere rapidamente i calcoli fatti a proposito del Pakistan, calcoli che prevedevano di non appoggiare la proliferazione atomica e non avallare un regime che non si distingue certamente per il rispetto dei diritti umani e politici. Contemporaneamente gli Stati Uniti devono realizzare il riarmo del Pakistan senza disgustare la già troppo sospettosa Indira per non far precipitare la sua attuale disponibilità verso una politica estera non immediatamente allineata con le posizioni sovietiche. Guardate nel dettaglio,la soluzione del problema pakistano e la definizione del ruolo del Paese nel sistema difensivo occidentale si presentano assai più complicate del previsto: quasi la classica quadratura del cerchio. Sarà quindi necessario che gli Stati Uniti, più portati degli alleati occidentali alle decisioni precipitose, si muovano con prudenza. tenendo presenti tutte le corde dell"aggrovigliato problema e fissando una scala di priorità efficace e comprensibile da parte degli alleati. Rafforzamento quindi del sistema difensivo pakistano con un trattato bilaterale che non comprometta però i rapporti con l'India. Ma sviluppo anche di rapporti economici e scientifici che favoriscano una politica interna meno ingrata agli occhi occidentali. Incremento poi dei rapporti con le potenze islamiche favorevoli a una politica di contenimento dell'espansione sovietica e incremento del ruolo del Pakistan in questo contesto. Non è poco. ma non è comunque nulla di più del minimo indispensabile per evitare amare sorprese. John A. Curls Il

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