delle quali si sono fatti interpreti, tra gli altri, Giorgio Amendola, appunto, e Franco Rodano. Il colpo al cerchio è proprio l'intervista di Ingrao, che ha lo scopo per un verso di ribadire l'attualità della «terza via» eurocomunista e tranquillizzare il partito che ci si muove sempre nel campo del/' antimperialismo, del movimento rivoluzionario mondiale e del- /' internazionalismo, anche se di nuovo tipo; e per altro verso di far rientrare dalla finestra ciò che si è cacciato dalla porta. Trattandosi di un discorso rivolto prevalentemente ali' interno del partito, il linguaggio risulta dunque più mitico e allusivo che logico ed esplicativo. Ma per la parte che si presta ad essere tradotta in linguaggio comune, occorre dire che lascia trasparire sprazzi assolutamente sconcertanti. In tutta I' intervista, per esempio, non viene fatto alcun cenno alla strategia che ha guidato l'offensiva sovietica in questi anni, prima in Africa, poi in Asia, per culminare ne/l'invasione dell'Afghanistan; si ragiona invece con assoluta serietà delle «forme insidiose e articolate con cui gruppi imperialistici e correnti oltranziste americane reagiscono alle novità mondiali» e delle «ristrutturazioni con cui le multinazionali stanno riproponendo la loro penetrazione nelle periferie mondiali». Di fronte ad affermazioni di questo tono, il lettore ignaro non sa se sta sognando, se sta leggendo la storia favolistica di un altro mondo o invece se ha di fronte uno dei tanti bollettini ciclostilati che il «movimento armato» fa trovare periodicamente per spiegare la sua visione del mondo. PIETRO INGRAO diamo conto della perdita secca, del danno che rappresenta, se passa sulla testa della gente una simile "omologazione"?,. Ma non è tutto. A un intervistatore che gli chiede se non siano in errore coloro che finiscono per mettere «sullo stesso piano• USA e URSS, lngrao risponde: •Ma è vero o no che l'intervento sovietico in Afghanistan favorisce quest'errore, aiuta proprio coloro che sostengono che URSS e USA sono la "stessa cosa", e cioè "imperi uguali"? Ma ci renInsomma, nel Partito comunista ci sono due correnti: quelli che, come Amendola, prendono atto, realisticamente, che il mondo è diviso in due campi e si schierano con i «Paesi socialisti»; e quelli che, come Jngrao, a parole non si schierano, ma vedono con orrore il fatto che qualcuno possa pensare che l'URSS sia imperialista come gli Stati Uniti. C'è proprio di che far cascare le braccia al più fervido sostenitore della unità nazionale o del compromesso storico. I FASTI D'ITALIA I di Venerio Cattani Galbusera e Michelin Michelin ha regalato ai propri dipendenti di Torino 250.000 lire a testa. 250.000 per 14.000 fanno tre miliardi e mezzo: una buona stecca. Ed ecco le reazioni del sindacato, come descritte da «Repubblica•, che sta diventando un foglio ogni giorno più delizioso. «È un provocatore•; «gli riserveremo un trattamento particolare: più scioperi e più duri•; dice il Vlgevani, segretario generale dei chimici. «Ancora una volta Mlchelin scaJ. valca il sindacato•, osserva «irritato• Il Galbusera, altro Premio Nobel delta ~blmlca. Padrone paternalista e ciccioso, ammasso di gomme a strisce, «misantropo despota•: come osi regalare al tuoi dipendenti un quarto di milione, senza che prima abbiano sputato Il sangue e il IL LEVIATANO salario in qualche centinaio d'ore di scioperi, assemblee, picchettaggi e ginnastiche varie? E senza prima dirlo al Galbusera? Non hai capito quanto stanno avanti gli operai italanl rispetto al pantofolai francesi di Clermont Ferrand? I torinesi non Yivono, no, di sporca mercede: ma di controllo deUe informazioni, di impegni per il Mezzogiorno, di salubrità dell'aria e del «modo nuovo• di fabbricare la gom• ma. Operai di Torino e di Cuneo, su con la schiena! Rifiutate il miserabile obolo di Françols Michelin. Per 250 mila lenticchie, non dovete perdere, come Esaù, la vostra primogenitura. Riman• dategliele al Galbusera, che come racconta • La Repubblica• è andato in orbita, e ha bisogno di una prova, di solidarietà. La polpa alle Bermude Le cose, invece, vanno bene alla FIAT. Nel 1979, ha rimesso 100miliardi (ulf'tciali, più i sottufficiali) e ha prodotto 200 mila auto in meno. Il PCI è volato immediatamente al soccorso di Agnelli. Il •soccorso rosso• funziona ancora. Agnelli ci rimette? Bene, paghino la differenza gli italiani, come per l'Alfa Romeo. La disparità di trattamento non è ammessa dall'art. 3 della Costituzione. In più «La Repubblica• lancia la notizia di una seconda Togliattigrad. Gli operai russi lavora• no a cottimo, e non sanno né di Pasqua né di Natale: ci penseranno loro a fare 200 mila macchine in più, per compensare le 200 mila in meno dei torinesi. Splendido esempio d'internazionalismo proletario. Ecco perché Carli e Agnelli vogllono i comunisti al governo. Carli, Agnelli, Pirelli, Perrone, Rizzoli, Bassetti e compagnia, stanno lavorando da dieci anni per il PCI. Hanno un programma semplice, ma luminoso: lasciare lo scheletro in Italia e portarsi ta polpa alle Bermude. 9
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