ora che la Rai esca dal torpore provinciale e ministe• riale nel quale sembra rinchiusa da anni, per divenire un'azienda competitiva sui nostri mercati ed all'este• ro. E sf che nell'unico caso in cui la Rai si cimenta in un confronto dirello con i privati - parliamo della produzione cinematografica -, i suoi prodotti rag• giungono veri record di interesse: ma questo sembra ~on basti a tranquillizzare i dirigenti di viale Mazzini. E troppo comodo lavorare con i deficit sempre coperti, è facile sventolare improbabili sondaggi su• gli indici di gradimento, quando la Rai è l'unica azienda dalla quale puoi «gradire» qualcosa. Si ri• sponderà che le frequenze sono limitale. che l'etere può essere diviso soltanto tra un numero ben delimi• lato di emittenti. Tullo questo è vero, ma i criteri si possono trovare, le possibilità di verificare chi può essere e chi non può essere in grado di gestire un'emillente radio o televisiva sono molteplici. Ma su questi problemi si evita la discussione, limitandosi periodicamente a scovare questo o quel I' «oligopolio» pronto a minacciare l'industria di Stato. È una sorta di protezionismo anni ollanta, la paura di essere sempre e comunque più deboli del proprio vicino, è una moderna riedizione del Davide e Golia, e tra Golia veri, falsi o presunti, si moltiplicano i Davide, che crescono e si sviluppano in una giungla stermina• la. Ma sono davvero i vari Mondadori o Rizzoli a mellere paura alla Rai. è la paura di vedersi soffiare per qualche milione in più la direna del gmn premio di Montecarlo che mette paura ai dirigenti di viale Mazzini? Se è questo non possiamo che rimanere sgomenti, dal momento che la Rai ha ormai decine di anni di vita e di esperienza a livello internazionale, e non dovrebbe avere paura di un confronto diretto su un terreno che per anni l'ha vista padrona indiscussa. O la paura è di altro tipo. ed è la paura di guardarsi intorno e di scoprire che per anni nei corridoi di via del Babuino e di via Teulada si è coltivata solo ed unicamente una genia di funzionari e funzionarucoli, mentre gente in grado di stare dietro una telecamera ce n'è, ahimé, troppo poca? Consumo medio televisivo del.le famiglie italiane daU'aprile '77 aU'aprile '79 RAI I RAI l -r,,....,,, Tv prlvak - IL LEVIATANO ~ 1m ---- ---- -- 1978 1979 SOCIALISTI I Lombardi alla nuova crociata A.iuoN. RICCARDO LOMBARDI TUITO SI PO· trà negare. ma non il pregio della coerenza. La linea dell'alternativa delle sinistre unite (PCI + PSI) alla Democrazia cristiana era già implicita - anche se la cosa può apparire paradossale - nel suo modo di intendere il centro-sinistra. Critico ·verso la «delimi• !azione della maggioranza», egli vide infatti nella politica di centro-sinistra non già solo un tentativo riformatore, capace di risolvere vecchi e nuovi pro• blemi della società italiana e di allargare l'area di consenso alle istituzioni democratiche. bensì anche e soprallullo un congegno per far saltare il «sistema». Come ha scritto Giuseppe Tamburrano nel suo libro Storia e cronaca del centro-sinisrra, già in quegli anni «la posizione di Lombardi è chiara: il fine dei socialisti è il superamento del capitalismo ed essi accettano di partecipare ad un governo di coalizione solo se il programma mira alla rottura di un cardine del sistema e va a trasferire il potere dalla classe capitalistica alla classe lavoratrice». Perciò Riccardo Lombardi non voleva semplicemente delle riforme serie, ma delle riforme «di struttura». cioè tali da scardinare il sistema economico-politico; acce11ava sì la collaborazione con la DC, ma solo per creare le condizioni per scalzare la DC a tutti i livelli. e sostituirla con le sinistre unite (PCI + PSI). Negli anni successivi al centro-sinistra questa po· sizione lombardiana diverrà sempre più esplicita. Mentre il giudizio sulla DC sarà sempre più negativo, e individuerà in questo partito il vero nemico da battere («li vero carattere della DC - dirà - è quello di una forza di mediazione fra il capitalismo avanzato e gli interessi parassitari e arretrati ... È proprio questo ruolo di mediazione che fa strutturai• mente della DC un partito conservatore»); per con• verso il giudizio sul PCI sarà sempre più positivo, e se gli rivolgerà delle critiche, saranno critiche «da sinistra». Riccardo Lombardi, infatti, non ha mai condiviso la proposta berlingueriana del «compromesso storico». In questa politica egli ha visto una specie di resa delle sinistre, una rinuncia a far saltare il «sistema». E si è sempre battuto, coerentemente, per I' «alterna• tiva». In un'intervista a «La Repubblica» del 19 maggio 1976, dichiarò: «Una cosa deve essere perfet· tamente chiara, una volta per tulle: noi socialisti non parteciperemo più a nessun governo che abbia il PCI all'opposizione». E ancora: «li nostro obiettivo deve essere un governo senza la DC, anzi con la DC all'of)posizione». Merita di essere rilevato che in questa concezione lombardiana il PSI perde ogni autonomia e viene appiattito sul PCI al punto da assumere solo e soltanto il ruolo di portatore d'acqua del grande fratello. Come risulta appunto dalla suddetta intervi• sta, nel corso della quale Lombardi dichiarò tranquil• lamente: «li nostro (del PSI) è soprattutto un ruolo di promozione. Occorre favorire la svolta, cioè l'alter• nativa di sinistra, il governo delle sinistre. L'altra 5
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