Il Leviatano - anno II - n. 4 - 5 febbraio 1980

Uno spiraglio a Teheran LE VOTAZIONI SVOLTESI NEI GIORNI SCORSI in Iran per l'elezione del presidente della Repubblica islamica hanno visto l'elezione plebiscitaria (circa il 70% dei voti) di Bani Sadr. definito dalla stampa internazionale come un moderato e non integralista. Dietro di lui ha raccolto più voti l'ammiraglio Madani, candidato il) nome di un ritorno alla legge e all'ordine. e indicato dallo stesso Bani Sadr come il probabile presidente del Consiglio, mentre il segretario del Consiglio della Rivoluzione. Hahibi. ha riportato una percentuale bassissima. Anche se va osservato che le liste dei candidati erano state accuratamente purgate dall'lman in persona. non si può tuttavia non rilevare il carattere sostanzialmenk equilibrato e moderato della scelta compiuta dall'elettorato iraniano. Dopo tre mesi di occupazione dell'ambasciata americana, dopo i cortei incendiari che abbiamo visto quotidianamente sfilare per le vie di Teheran. viene eletto presidente colui che, bene o male. aveva lasciato intmvvedere la possibilità di andare a una trallativa nell'ambito dell'ONU per il problema degli ostaggi e che. per questa sua presa di posizione. aveva dovuto rinunciare al posto di ministro degli esteri. Naturalmente Bani Sadr è risultato eletto con questi risultati anche perché nel frattempo c'è stato l'Afghanistan e quindi un cambiamento radicale del contesto internazionale entro cui la rivoluzione iraniana si trova a operare. Quella soluzione del problema degli ostaggi che ieri sembrava impossibile. e che aveva ipnotizzato tutto il paese nell'esaltazione ma anche nel ricatto orchestrati dagli studenti islamici con l'assenso compiaciuto dell'lman, quella stessa soluzione resta oggi certamente difficile. ma può diventare ogni giorno più necessaria, e può essere u proprio Bani Sadr, forte del risultato conseguito e delle indicazioni della conferenza di Islamabad a cercare di trovarla. Senza farsi prendere da eccessive e premature illusioni, occorre aggiungere poi un'ultima considerazione: l'elezione di Bani Sadr è importante anche per un altro motivo: essa dà all'Iran per la prima volta dopo un anno un punto di riferimento politico, anche se non ancora un potere in piena regola; è vero che secondo la nuova Costituzione c'è sempre la figura del supremo censore, l'Imam, che può revocare il presidente in ogni momento; ma lo stesso Imam, che non ha certo ostacolato questa elezione, non può non essere consapevole di quali rischi questa eventualità comporterebbe. Quindi l'elezione del primo presidente della repubblica iraniana rappresenta un fatto nuovo e importa!lte, un fatto che. insieme ai mutamenti intervenuti nella regione con l'invasione ·dell'Afghanistan. può influenzare profondamente la evoluzione degli avvenimenti in Iran. STATI UNITI Ma il carisma non funziona J.R. QuESTI ULTIMI MESI HANNO SEGNATO UNA repentina ripresa del dibattito politico negli Stati Uniti, una ripresa che ha proiettato il dibattito al di là dei discorsi precedenti sull'inflazione, sulla disoccupazione, sulla crisi energeJica o sull'opportunità di approvare il Sali 2. per centrarlo tutto ed esclusivamente sulla politica estera. sul ruolo mondiale della potenza americana. sul volto che avranno gli anni 80. Questa ripresa è avvenuta sotto il trauma dell'occupazione dell'ambasciata americana a Teheran e poi dell'invasione dell'Afghanistan da parte dell'Armata Rossa, e ha sconvolto i giochi elettorali che stavano portando a una probabile investitura dell'ultimo dei Kennedy. in virtù del carisma di famiglia e del bisogno di sicurezza e di idealismo che assillava e assilla il popolo americano. Proprio quelle esigenze vitali che rendevano gli americani insoddisfatti della gestione incerta e contraddittoria dell'amministrazione Carter si sono rovesciati improvvisamente a suo favore. Questo è avvenuto in minima parte per merito dello stesso Carter e in massima parte per merito delle circostanze e degli errori dei suoi avversari e di Kennedy in primo luogo. Le recenti elezioni primarie dello Iowa, che hanno visto il successo di Carter su Kennedy per 2 a I, non hanno fatto altro che sancire con il conforto delle cifre quello che ormai tutti i commentatori politici sapevano. Carter ha potuto in questa circostanza giocare tutte le carte che l'esecutivo mette nelle sue mani e non ha avuto esitazione a giocarle. Inoltre egli ha tratto anche delle conclusioni politico-strategiche di ordine generale che sono appunto quelle che oggi più fanno discutere i commentatori e gli esperti. Egli ha fatto anzitutto una probabilmente sincera e approfondita autocritica della politica a zig zag condotta in questi 5 FEBBRAIO /98()

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==