Il Leviatano - anno II - n. 4 - 5 febbraio 1980

ESTERI DISSENSO Oltre lo sgomento NEL DARE LA NOTIZIA DELL'ARRESTO DELLO scienziato Andrej Sacharov, la rivista del PCI, «Rinascita» pubblicava un breve corsivo dal titolo Un senso di sgomento. Nell'articolo venivano ribaditi i noti atteggiamenti di condanna delle «violazioni della legalità» da parte delle autorità sovietiche, ai quali ormai la stampa comunista italiana ci ha abituato in questi ultimi anni. Pur apprezzando, come è evidente, il valore di principio che assume la condanna dell'arresto da parte dei dirigenti comunisti italiani, come anche di altri dirigenti comunisti dell'Europa occidentale, occorre tuttavia sottolineare che questo atteggiamento rischia. a lungo andare. di trasformarsi in un alibi nei confronti del problema delle repressioni in Unione Sovietica e delle condizioni all'interno delle quali esse vengono a determinarsi. Non è ragionevole continuare a stupirsi e a condannare le scelte compiute dalle autorità sovietiche, rimproverandole poi di danneggiare con questi loro «errori» l'immagine dell'Unione Sovietica. del socialismo e della distensione nel mondo. Non è ragionevole rifiutarsi di mettere in fila i tasselli del quadro che sta davanti agli occhi di tutti e pretendere invece di tenerli separati, come se la storia ricominciasse ogni volta. Non è ragionevole indignarsi ogni volta contro chi invece cerca di tirare le somme di quello che succede, non tanto, si badi bene, per partire per impossibili e anacronistiche crociate, quanto per sapere con chi si ha a che fare e potersi quindi regolare di conseguenza. Non è ragionevole insomma continuare a parlare di errori e violazioni, come se essi nascessero per caso all'interno di un corpo sano: bisognerà pure un giorno decidersi a guardare il bubbone che li sostiene. Detto questo per le reazioni di casa nostra, occorre aggiungere qualche parola sul fatto in sé. Le repressioni interne sono sempre state un termometro della politica sovietica. È una tradizione sovietica considerare i propri cittadini degli ostaggi da impiegare nel momento più adatto; i dissidenti poi, o gli esponenti delle minoranze etniche o religiose sono i primi di questa «ideale» lista di ostaggi. L'arresto, l'espulsione, il confino, sono tutti messaggi che il potere invia al resto della popolazione o all'esterno. Qual'è stato in questo caso il messaggio che i sovietici hanno voluto inviare? La scelta del personaggio (il più importante e famoso esponente del dissenso, amico personale di alcuni dei principali leader politici occidentali), le sue recenti posizioni (Sacharov per primo in URSS aveva preso posizione contro l'intervento in Afghanistan), il momento dell'arresto (subito dopo la reazione a catena determinatasi in Occidente di fronte all'invasione afghana), 12 ANDREI SACHAROV tutto questo ha reso particolarmente complessa l'interpretazione della decisione delle autorità sovietiche. Senza pretendere di poter dare risposte definitive, si può però fissare qualche punto: a) all'interno della dirigenza sovietica e dei managfr, tra i quali Sacharov e il vice-primo-ministro Kirillin (appena rimosso) avevano seguito, il messaggio indica chiaramente che ci si muove ormai su una strada di mobilitazione che non lascia spazio agli incerti: bl questa mobilitazione probabilmente si accentuerà parallelamente alle difficoltà che le reazioni occidentali creeranno all'URSS, secondo la vecchia ricetta staliniana; c) nei confronti dell'esterno la decisione ha chiaramente il significato di una sfida aperta e calcolata, una prova di forza di fronte alle reazioni occidentali che spinge gli interlocutori alla rottura o al cedimento: o con il «guerrafondaio» Carter o con la «distensione» sovietica; d) nei confronti dei Paesi satelliti il messaggio suona come un duro ammonimento per ogni possibile tentazione o incertezza. Sono solo alcuni dei possibili significati dell'arresto di Sacharov. fatto seguire all'invasione dell' Afghanistan. ma occorrerà ragionarci sopra rapidamente e con attenzione, perché dall'interpretazione che ne daranno gli esperti dipenderà l'efficacia della risposta che l'Occidente saprà dare all'Unione Sovietica. JUGOSLAVIA Eccessivi i timori per il dopo-Tito DA ALMENO UNA DECINA DI ANNI IN QUASI tutto il mondo occidentale - e specialmente in Italia -diplomatici, uomini politici, giornalisti, osservatori di politica internazionale si pongono la medesima domanda: cosa accadrà in Jugoslavia dopo Tito? La coincidenza tra la grave malattia del presidente jugoslavo e la crisi internazionale che angoscia i nostri 5 FEBBRAIO /980

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