Il Leviatano - anno II - n. 3 - 29 gennaio 1980

BLOCKNOTES Les jeux sont-ils faits? FRA LE TANTE AFFERMAZIONI PIÙ o MENO inesatte dette sull'ultima sessione del Comitato centrale del PSI, la più arbitraria ci è apparsa quella resa alla TV. la sera della chiusura dei suoi lavori, dall'on. Cicchitto secondo cui il PSI: «è un partito strano che non accetta capi carismatici». Basta dare un'occhiata alla storia del PSI nell'ultimo trentennio per notare che - al contrario - i capi carismatici nel PSI non soltanto sono stati accettati ma che, addirittura, il carisma è stato loro conferito anche quando non sembrava essere una personale e intima dote dei suoi leader. Da Pietro Nenni a Rodolfo Morandi, da Pertini a De Martino, a Mancini, allo stesso Riccardo Lombardi, il PSI è vissuto, in verità, più di carisma, vero o presunto che sia stato, che di autentica /eardeship paritaria. Che anche Craxi abbia nel PSI un suo carisma è cosa che appare testimoniato anche dalla stizzosa contestazione fattane dall'on. Cicchitto e dalla sua corrente; quanto meno per impedirne il consolidamento. Che poi quel tale carisma abbia sovente scavalcato gli istituti che regolano la vita collettiva di un Partito aperto come il PSI, più che attribuirlo ad una sorta di autoritarismo personale di Craxi, va attribuito alla spartizione di potere interno avvenuta nel Congresso di Torino attraverso l'ibrida alleanza tra la sinistra di Signorile e gli autonomisti di Craxi e con l'illusione che essa avrebbe costituito automaticamente una leadership politicamente omogenea. 8E1TINO CRAXI CLAUDIO SIGNORILE Non va tuttavia sottovalutato il rimprovero (non del tutto infondato) più ricorrente nello stesso Comitato centrale verso Bettino Craxi; quello cioè che metteva in rilievo la sua personale difficoltà di accogliere, stimolare e rispondere a quel desiderio di contatti umani e politici dei militanti - che se sono importanti in qualsiasi partito, per non perdere il contatto con la realtà sociale, economica e politica del Paese - nel PSI, partito sanguigno, egualitario, e in certo modo generoso, sono assolutamente indispensabili. Ciò detto non ci pare che il richiamo al rispetto dello Statuto, la richiesta di una maggiore funzionalità delle istituzioni di partito costituiscano veramente gli elementi dell'ammanettamento, ingabbiamento o perdita di potere all'interno del partito del suo Segretario, come trionfalmente ha sottolineato una certa stampa più o meno criptocomunista o conservatrice per opposti interessi diretti a paralizzare il PSI. Non si capisce infatti perché vada considerata una sorta di ingabbiamento del segretario la convocazione quadrimestrale del Comitato centrale (d'altra parte sarebbe stato curioso vedere un Comitato centrale non reclamare tale diritto; altrimenti perché sarebbe stalo eletto?) o la richiesta «di maggiore collegialità, di rinnovamento, di garanzia e di controllo democratici in tutti i settori di lavoro». Certo, non si può negare che il tentativo di limitare le linee della politica craxiana, diretta a mantener fede al «patto con gli elettori per la stabilità politica», contratto nella campagna elettorale del maggio scorso, c'è stato e, per di più, condotto con durezza. Ma è quanto meno prematuro sostenere che il compromesso raggiunto nel Comitato centrale di metà gennaio, significhi veramente l'imbalsamazione dell'iniziativa politica del segretario del PSI, nonostante la prevista costituzione di un «organismo collegiale con 29 GENNAIO /980

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