Il Leviatano - anno II - n. 3 - 29 gennaio 1980

SCALFARI Socialista, con tratti feudali e un po' schiavista CARo SAVELLI, concordo, cautamente, con le tue critiche, sul «Leviatano» del 15gennaio, ai ricorrenti entusiasmi di Scalfari per le «svolte storiche» del PCI che hanno ormai frequenza trimestrale, come gli scatti della scala mobile. Ma spero che in camblo, tu vorrai concedermi che, di fronte alle passioni grandi, e colpevoli, le argomentazioni più ragionevoli sono del tutto inutili; e che, per quanto tu e quei pochi spericolati che si arrischiano a polemizzare con lui possiate dire, Scalfari rimarrà tetragono a proporci il PCI al governo ad ogni editoriale. Assumendo a pretesto tutto e il contrario di tutto: le revisioni già fatte (a metà) e quelle non fatte ma prevedibili o auspicabili, e già adombrate nel viso di Berlinguer, che «La Repubblica» adesso ci descrive come un Giosuè in procinto di assumere la guida del popolo eletto. Ma forse, a rifletterci bene, le ragioni di Scalfari non son soltanto le pascaliane ragioni del cuore che la raison ne comprend pas. E se il tuo dissenso da lui derivasse dai ben noti limiti del dottrinarismo liberaldemocratico, incapace di cogliere la complessità della storia? Vedi, ad esempio, la intricata questione del regime interno dell'URSS, e prova a confrontare il tuo editoriale. dove te la cavi valutando come inevitabile lo sbocco totalitario dell'utopia marxista. con le linee di ricerca ben altrimenti feconde di Scalfari e Berlinguer. In quel grande Paese, ci diceva Berlinguer nel vivo del travaglio eurocomunista, ci sono sì le basi della vera libertà dovute alla ben nota eliminazione dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo; ma esse coesistono, in un contesto complesso e contraddittorio, con «tratti illiberali». Certo, dove situare i kolchosiani, che lo storico comunista Elleinstein, evidentemente non immune dal semplicismo illuministico, definisce «quasi servi della gleba», e come inquadrare i numerosi ospiti dei lager e dei manicomi per dissidenti? Fra coloro che, sia pur contraddittoriamente, godono delle basi della vera libertà, o fra coloro che ancora risentono, accidentalmente e marginalmente, dei residui tratti illiberali? E a questo punto sarebbe corretto definire l'URSS come una società socialista, anzi liberalsocialista, con «tratti feudali e schiavisti•? Diverso da quello di Berlinguer, ma non meno suggestivo, l'approccio di Scalfari, che in un editoriale della «Repubblica» del 13 luglio 1978,sviluppava un parallelo tra lo stalinismo e l'Inghilterra vitto- • riana: due vie all'industrializzazione, con quel ta(\t~v di repressione che siffatti processi comportano. Si potrebbe avere, su tali questioni, una risposta altrettanto stimolante da te e dall'équipe del «Leviatano»'! Sinceramente dubito che riuscirete ad affrontare la questione in modo abbastanza «approfondito», come si dice in sinistrese, dato che in dialettica hegeliana sembrate tutti un po' scarsini, e non pare che abbiate assimilato un principio metodologico fondamentale: che sulle situazioni complesse e contraddittorie bisogna fare appunto discorsi complessi e contraddittori, come fa da almeno venticinque anni il PCI. Ma passiamo a quanto tu dici, in polemica con Scalfari, sulla crisi afghana. Non è che nel dettaglio tu non abbia qualche ragione, ad esempio qu,ndo rilevi la contraddizione tra le parole di deplora7ione dell'ingresso dei russi in Afghanistan e gli atti po,itici del PCI, che si rivolgono tutti contro chi vorrebbe rispondere alla vivace iniziativa dell'URSS con misure di ritorsione economi:a e di difesa. Ma si tratta di incoerenza o di seconde contraddizioni dialettiche? Perché questo probabilmente è il centro della questione: che, come nel regime interno dell'URSS, la sostanziale libertà coesiste con tratti illiberali, così una politica estera sovietica fondamentalmente pacifica coesiste, da tempo, in tensione dialettica, con singoli atti di intervento, se vogliamo in forme brigantesche, in un certo numero di Paesi confinanti. Ma è l'appoggio alla sostanza libertaria e pacifica della politica interna ed estera dell'URSS che spiega l'atteggiamento del PCI, che, mentre deplora le singole deviazioni e deformazioni, sostiene una linea di pronta ripresa del dialogo internazionale. Mantenendo ferme, sia chiaro, le riserve di principio, che, c'è da crederlo, debbono avere procurato non lievi ambasce alla coscienza internazionalista dei dirigenti sovietici. Te lo immagini che quei degni vegliardi usino ancora perseverare in un progetto di invasione, poniamo della Jugoslavia,quando possono prevedere sia una deplorazione del PCI, non solo ferma. come per l'Afghanistan. ma fermissima o magari sdegnata, sia la correlativa ingiunzione di Scalfali di portare il PCI al governo, o, se già ci fosse, di affidargli senza indugio gli Interni e la Difesa? Insomma, caro Savelli, meno dottrinarismo e più sano senso storico. Con pieno dissenso e la più ferma riprovazione, credimi tuo PfWwDemartis EUGENIO SCALFAR/ Rcaistrazione presso il Tribunale di Roma n. ITI37 del 6 luglio 1979. Prezzo: lire 500. ArTetrato:il doppio. Abbonamenti:annuo lire 20.000, semestrale lire 11.CNXle. stero annuo lire 30.000. Vena.menti sul conto corrente postale n. 58761008 intestato a •Il Leviatano• - via deU'Arco di Panna 13 • 0()186 Roma,.. 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