Il Leviatano - anno II - n. 3 - 29 gennaio 1980

re di risolvere i diversi problemi aperti non hanno fatto nessun sostanziale passo avanti; oggi Grecia e Turchia si trovano di fronte a una situazione di crisi economica acuta (aggravata in Turchia dalla violenza quotidiana del terrorismo politico). che viene a coincidere con un periodo di grave crisi internazionale e con la necessità di rafforzare i rispettivi legami con il sistema di difesa occidentale. Tutto questo mentre i rapporti tra i due Paesi continuano a essere improntati alla più accesa ostilità. Questo spiega come i tentativi per smuovere la situazione. intrapresi durante queste ultime settimane. abbiano incontrato subito grosse difficoltà. La Turchia ha ottenuto dagli Stati Uniti. dopo faticose e lunghe trattative, un miliardo di dollari per forniture militari per il 1980e per altri cinque anni in cambio delle basi militari concesse agli americani. Non sono note però le clausole segrete del trattato: in particolare se l'uso delle basi sia circoscritto alle necessità NATO o si estenda anche all'Asia centrale e al Medio Oriente, e poi se non siano previste forniture supplementari non indicate esplicitamente nel contratto appena siglato. Questi sviluppi hanno avuto immediate ripercussioni in Grecia. Nel dibattito parlamentare sulla politica estera del Paese, il primo ministro Karamanlis, pur ribadendo la condanna dell'Unione Sovietica e dell'Iran, ha immediatamente sollevato i problemi aperti con la Turchia e le responsabilità che competono alla NATO. Karamanlis ha ribadito che la Grecia non intende fare dell'Egeo un lago greco (riferendosi alla disputa tra i due Paesi sulla ripartizione della piattaforma continentale), ma che non è neppure possibile ignorare gli interessi delle isole greche; per Cipro poi. il primo ministro si è richiamato alla risoluzione delle Nazioni Unite. Circa la possibilità di un ritorno delle forze greche in seno agli organismi NATO. dopo sei anni di allontanamento. Karamanlis ha ricordato il veto della Turchia sino alla risoluzione della vertenza sulle «zone di responsabilità». e ha chiesto che la Grecia possa avere la disponibilità completa delle proprie forze armate in tempo di pace, mettendole invece a disposizione della NATO in caso di conflitto. Questa presa di posizione del primo ministro greco ha suscitato d'altra parte una durissima reazione da parte dell'opposizione di Papandreu. la quale chiede KONSTANTIN KARAMANLIS IL LEVIATANO invece il ritiro definitivo della Grecia dalla NATO, accusa gli Stati Uniti di aver creato le premesse dell'attuale crisi mondiale (guerra del Vietnam, aiuti all'Iran di Reza Palhevi, riarmo missilistico europeo) e si fa implicitamente avanti come unica sostenitrice dei diritti nazionali della Grecia nella lotta contro la Turchia. che il governo di Karamanlis invece, nel giudizio dell'opposizione. è pronto ad abbandonare in nome della fedeltà alla NATO e agli Stati Uniti. Questa ripresa della discussione ha anche suscitato una proposta da parte del comandante della NATO, generale Rogers. che può forse rappresentare un primo passo avanti sulla strada di nuove trattative concrete tra Grecia e Turchia. Rogers ha proposto alla Turchia di sospendere il veto imposto fino a oggi per il rientro delle forze greche nella NATO in cambio di un piano che disciplini la divisione dell'Egeo. e quindi la sua difesa, in tre zone: una zona di competenza della Grecia e relativa alle sue acque territoriali. una zona di competenza della Turchia nelle sue acque, e. infine, una zona comprendente le parti maggiormente contestate sottoposta alla responsabilità operativa diretta della NATO. Rogers ha proposto poi che vengano aboliti i comandi locali !Smirne in Turchia e Larissa in Grecia) per un comando misto a Napoli; e ha precisato che la suddivisione riguarda solo i problemi operativi della NATO e non intende costituire un precedente per la successiva risoluzione del contenzioso tra Grecia e Turchia in materia di acque territoriali. Queste proposte di Rogers vengono attualmente esaminate attentamente dal governo greco, che ha già respinto in precedenza la proposta di avviare trattative dirette con la Turchia, e che intende valutarle globalmente nel quadro anche degli accordi appena conclusi tra Turchia e Stati Uniti. Tali accordi infatti prevedono clausole segrete relative alla quantità e alla natura dei rifornimenti militari che verranno forniti alla Turchia e rischiano quindi di alterare i rapporti di forza tra i due Paesi vicini, alleati ma anche nemici tra loro. Karamanlis ha ribadito che il reingresso delle forze armate greche nella NATO e la concessione di cinque basi in Grecia agli Stati Uniti (concordata nel 1977, ma non ancora operativa) sono condizionati al rispetto delle proporzioni nei rapporti di forza tra Turchia e Grecia (attualmente fissati in IOa 7 a favore della Turchia), e ha fatto capire che anche l'eventuale approvazione del piano Rogers non può che essere esaminata all'interno di questa trattativa globale. Questi dunque i termini attuali di una situazione difficile che coinvolge due Paesi essenziali per gli equilibri politici e militari della regione, e nella quale si intrecciano il contenzioso territoriale ed etnico che tradizionalmente divide Grecia e Turchia. le difficoltà economiche in cui si dibattono entrambi i Paesi e i problemi interni che condizionano i due governi nella ricerca di una soluzione di compromesso. CEE e NATO sono entrambe chiamate direttamente in causa per la soluzione di questo difficile intreccio. Se la CEE ha agevolato l'ingresso della Grecia nella Comunità. non può però oggi ritardare ulteriormente la risposta alle richieste turche finora disattese. Lo stesso, anche se in termini rovesciati, vale per la NATO. dimostratasi finora più sensibile alle necessità della Turchia e assai meno a quelle della Grecia. La soluzione non può evidentemente che essere globale e dal suo successo dipende la possibilità di tenuta di un'ala essenziale del sistema difensivo europeo e occidentale. 15

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