Il Leviatano - anno II - n. 3 - 29 gennaio 1980

galità, e v1etmo il ricorso alla violenza. Se si riuscisse a realizzare tali profonde trasformazioni della realtà delle relazioni industriali. la determinazione delle retribuzioni avrebbe luogo attraverso la libera e responsabile contrattazione fra «padroni» e sindacati, senza prevaricazioni né coercizione, scongiurando il rischio di aumenti salariali costantemente eccessivi. In altri termini. l'Italia è oggi a un bivio. Può continuare a basare la dinamica salariale sulla irresponsabilità generalizzata, da sottoporre come vogliono i fautori del «patto sociale» prima alla tutela e poi al controllo coercitivo del potere centrale. (In assenza di quest'ultimo, il «patto» produrrebbe gli esaltanti risultati he ha prodotto in Gran Bretagna, di cui i fautori di tale ricetta sembrano singolarmente all'oscuro). Oppure, può rinunziare allo s(atalismo, e scegliere la via della resposabilità diretta (aziendale e sindacale) delle parti, della cooperazione spontanea realizzata dal libero mercato, della libertà economica e politica. Cioè: o la coercizione, o la libertà: non v'è altra scelta. FISH-EYE ALDO G. RICCI Indira risorta LA CORSA ALLA DESTABIUZZAZIONE HA ricevuto un'improvvisa e imprevista accelerazione con la vittoria schiacciante, al di là di ogni previsione, del partito del Congresso di Indira Ghandi nelle recenti elezioni indiane. I dissensi interni laceranti del partito governativo Janata, le difficoltà economiche crescenti, accompagnate da una ripresa delle violenze interne e della guerriglia nelle sempre turbolente regioni di confine, tulio questo ha contribuito in modo decisivo alla villoria senza precedenti di Indira. Ma l'elemen10 determinante. quello ..:heha fallo ,i che una probabile vittoria si trasformasse in un trionfo senza pari, va ricercato presumibilmente nelrincertezza della politica estera del governo guidato dal partito Janata. Esso non ha infatti saputo approfittare della maggiore disponibilità cinese nei suoi confronti per chiudere l'ampio contenzioso tuttora aperto tra i due Paesi, né ha saputo rafforzare i rapporti con i Paesi occidentali, e con gli Stati Uniti in primo luogo, come pure sarebbe stato nelle sue tendenze politiche spontanee. Streua tra un'alleanza con l'Unione Sovietica, sulla quale era stata impostata l'intera politica indiana negli anni precedenti, e dalla quale non era più in grado di ricavare gli aiuti necessari, e un'alleanza con gli Stati Uniti che non è stato in grado di avviare, l'India ha vissuto questi due anni senza Indira al potere in una situazione di incertezza e di confusione, sia in politica estera che in politica interna. Ha cercato di mettere in piedi una politica di equidistanza e di disimpegno senza essere in grado di creare le premesse economiche, politiche e IL LEVIATANO INDIRA GANDHI diplomatiche che una tale politica richiedeva. Ha revocato i provvedimenti restrittivi della libertà, con i quali Indira si era mantenuta al potere negli ultimi anni, senza sostituire alla sicurezza fondata sulle misure di polizia una sicurezza di tipo diverso. Cosi l'India è andata alle elezioni dei giorni scorsi in una situazione di isolamento politico a livello internazionale, e di confusione e di precarietà in politica interna; è andata alle elezioni affamata di sicurezza e di ordine, e ha trovato sulla sua strada, come unica alternativa, la mano aperta che Indira ha voluto dare come simbolo eleuorale al suo partito. L'India si è aggrappata alla mano di Indira ben sapendo di quali durezze essa sia capace, e infaui la sua vittoria è stata salutata da manifestazioni di entusiasmo che non vanno al di là del rituale; ma ha preferito essere guidata da una mano dura piuttosto che essere abbandonata senza guida nel mare in tempesta delle lotte in corso in Asia. L'India non ha certo dimenticato i lutti e le sofferenze che la repressione poliziesca di Indira le ha imposto (e questo spiega la mancanza di entusiasmo); ma non ha neppure dimenticato che Indira ha guidato vittoriosamente il Paese durante la gravissima crisi della guerra con il Pachistan e ha saputo parimenti resistere alle pressioni militari della Cina. E a questa Indira e alla sua capacità di governare che l'India ha dato il voto. E tuttavia, la vittoria della signora Gandhi, che rappresenta certamente un elemento di equilibrio e di stabilizzazione sul piano interno, almeno nel breve periodo, può invece costituire, al contrario, un ulteriore elemento di crisi e di incertezza sul piano internazionale. È noto infatti come il nuovo leader indiano intenda la politica di non allineamento che conviene praticare all'India. Un esempio se ne è avuto nell'evoluzione delle dichiarazioni indiane sulla crisi afghana. Se il giorno 7 gennaio, all'indomani della vittoria, l'invasione sovietica veniva definita «un pericolo per l'India», pur sottolineando le «responsabilità americane nella destabilizzazione della regione»; già a una settimana di distanza i portavoce indiani all'ONU si sono fatti sostenitori pressoché interamente delle tesi sovietiche (congiure della CIA in Afghanistan, intervento russo richiesto da Kabul e limitato nel te~po. fino al permanere delle difficoltà interne). E anche vero, tuttavia, che dichiarazioni rilasciate da un portavoce governativo nei giorni successivi 13

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