Il Leviatano - anno II - n. 3 - 29 gennaio 1980

SINDACATO ANTONIO MARTINO Le colpe dei «padroni» GLI ANNI SETTANTA SONO STATI CARAT- ~eriz_zat_dia u~a ecatombe di miti e ingenue 1llus1om stataliste, che avevano imperversato n~I ~ecennio precedente Riesce sempre più d1ffic1lefar credere alla gente che l'intervento diretto o indiretto, dello Stato possa rappresen: tare la S?luzio~e di ogni problema, specie oggi, quando I danni prodotti dallo statalismo dissennato dell'ultimo ventennio sono difficilmente occultabili. Per questo, l'inversione di tendenza che, sia pure solo a livello culturale caratterizza il nostro tempo non è (non ~uò essere) fenomeno effimero. Quanti parlano di «ritorno al privato» come di una moda bizzarra destinata a scomparire presto, farebbero bene a riflettere sulla bruta realtà delle cifre. Quando il settore pubblico assorbe quasi il 60% del reddito nazionale - 144.092 miliardi nel 1979, qualcosa come l0.284.000 lire per ogni famiglia di quattro per~one; quando il deficit pubblico supera, con i suoi 40.000 miliardi, in assoluto, il deficit degli S~a~iUniti d'America, e rappresenta un incred1b1le 16% del reddito nazionale; resta poco spazio per correre dietro a fantasie stataliste. Del resto, neanche lo statalista più protervo potrebbe negare che l'espansione incontrollata dell'ambito di intervento pubblico sia stata accompagnata da inefficienza diffusa, corruzion_esu larga scala, sprechi giganteschi, e distors10ne nell'uso delle risorse produttive. li fenomeno è talmente macroscopico che non è credibile che il falJimento del metodo, ed i danni da esso provocati, siano, sic et simpliciter, imputabili alla malvagità e incompetenza della attuale «~l~sse dirigente». Che basti cambiare gli uomm1 al potere, la tessera di partito in tasca ai bur?crat_i, perché un metodo che ha sempre falhto, Ctgarantisca la felicità, è credibile quanto la possibilità che i gatti si mettano ad abbaiare. Lo statalismo ci ha regalato un'inflazione senza precedenti nella storia d'Italia in tempo di pace: il 1980 sarà l'ottavo anno consecutivo di inflazione a due cifre. Di fronte ad un'inflazione di queste proporzioni, di cui è difficile vedere la fine nel prossimo futuro. la sinistrn italiana non riesce a trovare di meglio che fare «prediche al sindacato». Così Giorgio Amendola nel noto articolo su «Rinascita» lamenta che «si è mantenuto alto il livello delle retribuzioni (... ) senza 12 nemmeno sottoporre la scala mobile ad una sostanziale modifica (... ), spingendo il Paese, con una sempre più grave indicizzazione verso un'inflazione sempre più vertiginosa». Qualche set~imana dopo, gli fa eco Sylos Labini, con un articolo su «Repubblica» intitolato appunto Prediche al sindacato, il quale, dopo aver attribuito la responsabilità dell'inflazione all'irresponsabilità sindacale, perviene all'improbabile, e vagamente ridicola, conclusione che «il movimento operaio si deve dar carico della ripresa dei profitti industriali». S_itratta dell'idea, cara ai fautori del «patto soctale», secondo cui l'inflazione sarebbe la -conseguenza di aumenti salariali eccessivi. Uno dei paradossi del nostro tempo è che la gente (inclusi alcuni sindacalisti), in presenza di aumenti salariali eccessivi, ne attribuisce la responsabilità a chi li ottiene, cioè ai sindacati, anziché a chi li concede. Ora, tale atteggiamento ha del paradossale: chi ottiene aumenti salariali eccessivi fa il suo interesse, mentre chi li concede fa il suo (e il nostro) danno. Bisognerebbe quindi porsi il problema dal punto di vista di chi concede aumenti salariali eccessivi. Ora, a me sembra che gli aumenti salariali ~cce~siv_i siano null'altro che la conseguenza mevttabtle dell'irresponsabilità aziendale prodotta dallo statalismo. Si tratta cioè da un lato di dirigenti di aziende pubbliche che si comprano la pace sociale, concedendo aumenti eccessivi, con soldi che non sono loro, cioè coi soldi del contribuente. li dissesto delle aziende pubbliche parla al riguardo un linguaggio non equivoco. D'altro canto, la prassi di «salvare» le aziende in passivo - trasferendo quest'ultimo sulle spalle del contribuente - ha contagiato l'irresponsabilità anche al settore privato i cui dirigenti sanno benissimo che, se gli au'menti concessi si rivelassero eccessivi e ne seguisse un passivo, lo Stato-papà interverrebbe subito a ti_rarlifuori dai guai con operazioni di salvataggio. Da qut la generale, irresponsabile arrendevolezza nei confronti delle richieste di aumenti salariali. Infine, occorre aggiungere che tale clima di irresponsabilità aziendale è reso infinitamente maggiore dal fatto che i sindacati g?dono di una sorta di immunità, del privilegio dt fare ricorso alla violenza come e quando vogliono. Come sostenuto da Ludwig von Mises oltre trent'anni orsono: «li problema vero è se si debba o no concedere ai sindacati il privilegio di far uso della violenza impunemente. Tale privilegio è incompatibile col socialismo non meno che col capitalismo». Se. tali considerazioni sono valide, per risolvere ti problema bisogna ripristinare un clima di responsabilità nella contrattazione salariale il che implica da un lato la riprivatizzazione' di gran parte del settore pubblico e la rinunzia ai «salvataggi» delle imprese inefficienti e passive e dall'altro l'introduzione di norme che ricon: ducano l'azione sindacale nell'ambito della le29 GENNAIO 1980

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