Il Leviatano - anno II - n. 2 - 22 gennaio 1980

a socialdemocrazia? giunto nemmeno da parte delle forze che da decenni stanno al governo. La socialdemocrazia, in altre parole, è forte dove riesce a realizzare concreti e tangibili vantaggi sociali per la classe operaia. Da noi invece i tangibili risultati non si vedono e i partiti socialdemocratici devono limitarsi a fare professione di buona volontà e di parole. Le posizioni estremiste sul piano verbale finiscono così per diventare vincenti rispetto a quelle socialdemocratiche, che possono prevalere solo sul piano dell'organizzazione concreta, dell'effettivo spostamento dei rapporti di classe, di una reale diversa ripartizione di reddito all'interno della società. DOMENICO SETTEMBRINI A"etratezza e massimalismo LA SOCIALDEMOCRAZIA È IL PRODOTTO di uno sviluppo completo e nonnale. Nel caso dell'Inghilterra, per fare l'esempio che per primo viene alla mente, le strutture industriali vengono edificate prima che il suffragio universale venga introdotto: per cui quando le masse vengono immesse nello Stato, la struttura industriale è già in grado di appagare i loro bisogni più elementari. Quando invece abbiamo uno sviluppo ritardato, nel senso che un Paese parte più tardi degli altri e quando però l'ideale democratico è già diventato corrente e non può essere rinviato e il Paese cerca di recuperare il ritardo accelerando lo sviluppo, in genere si fonnano movimenti eversivi a sfondo populista, xenofobo, produttivista: basta guardare i Paesi del terzo mondo oggi. In genere gli intellettuali cercano di mobilitare le masse, contadini prevalentemente, contro un avversario esterno per ottenere l'indipendenza se non c'è e per accelerare lo sviluppo economico se l'indipendenza c'è, ritenendo di possedere fonnule magiche per realizzare lo sviluppo economico, attraverso l'intervento dello Stato, la pianificazione e via dicendo. Quello che noi oggi vediamo nei Paesi del terzo mondo è accaduto in Italia nel periodo che va dalla fonnazione dell'unità nazionale alla prima guerra mondiale. Turati, che voleva fare in Italia una moderna socialdemocrazia, non è riuscito realmente a vincere, è stato sempre contestato dentro e fuori del partito; inizialmen- /L LEVIATANO te dagli eredi del movimento rivoluzionario risorgimentale, dai rivoluzionari radicali; poi, negli anni giolittiani, dall'ideologia sindacalista rivoluzionaria e da quella nazionalistico-rivoluzionaria (i popoli proletari contro i popoli ricchi); nel Partito socialista dall'emergere di Benito Mussolini, che è il portatore di queste idee all'interno. Da questo fondo intellettuale e popolare, che non ha mai accettato fino in fondo le strutture liberali dello Stato costruito in Italia, dopo il trauma della guerra nascono due movimenti, il fascismo e il comunismo, tutti e due antiliberali e decisi a rovesciare lo Stato. Nel secondo dopoguerra, quando in Italia, con il «miracolo economico», la situazione è finalmente matura per lo sviluppo di una socialdemocrazia di tipo moderno, le scelte politiche sono già pregiudicate: è onnai molto difficile utilizzare le basi economiche che finalmente ci sono per creare il corrispettivo politico. Se a questa storia vogliamo dare dei volti, possiamo fare i nomi di Bakunin, che ha predicato in Italia l'anarchismo, di coloro che hanno costruito i primi nuclei socialisti su base rivoluzionaria e sovversiva, i Cafiero, i Malatesta, i Costa; poi abbiamo i sindacalisti rivoluzionari, Arturo Labriola, Olivetti; poi abbiamo Corradini con il suo nazionalismo di tipo populistico da terzo mondo; poi abbiamo le personalità decisive di Mussolini, Gramsci e Nenni. In fondo il trionfo del Partito comunista nel secondo dopoguerra è dovuto forse più ancora che all'abilità di Togliatti, grandissima, all'insipienza di Nenni: da questo punto di vista le personalità più disastrose della politica italiana sono state Mussolini e Nenni, il quale ha sì cercato di costruire un grande partito socialista e democratico dopo il 1956, ma quando onnai il gioco era pregiudicato. Direi che oggi il Partito comunista cerca di modernizzarsi, ma senza perdere la natura di partito «diverso», di partito legato a un'ipotesi di alternativa globale, e quindi in pratica invade il campo della socialdemocrazia più per ragioni tattiche che per vera volontà di cambiare natura. Il Partito socialista invece è rimasto il depositario di tutta l'arretratezza culturale che è stata alla radice di questa storia e dell'insuccesso della socialdemocrazia in Italia. 9

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