Il Leviatano - anno II - n. 2 - 22 gennaio 1980

voluzione contro il Capitale», per originalità creativa e per il tentativo di elaborare strategie diverse da quelle tradizionali. La rivoluzione islamica, scrive M. Boffa. «alimenta e arricchisce quel grande movimento di emancipazione dei popoli, nel quale anche noi siamo schierati e che rappresenta una delle grandi forze progressive dell'epoca nella quale viviamo» («Rinascita», 16 febbraio 1978). La novità è rappresentata proprio dall'alleanza tra Marx e Maometto. dove il primo dovrebbe fornire il programma sociale che manca al secondo. e il secondo gli obiettivi istituzionali e politici che il primo non è in grado di fornire nel contesto iraniano. «Dall'esperienza della rivoluzione islamica - scrive sempre Boffa - i marxisti iraniani non hanno naturalmente molto da imparare. Ma è probabile che quando all'interno del popolo le prime contraddizioni sociali cominceranno a manifestarsi. allora anche l'Islam sciita avrà qualcosa da imparare dai marxisti. se vorrà conservare la sua vitalità». Le previsioni sono per la formazione di uno Stato democratico nel quale i partiti abbiano largo spazio, le libertà civili siano garantite. le lotte sociali possano prendere gradualmente i contorni previsti nelle analisi tradizionali. Ma l'evoluzione degli avvenimenti mette in chiaro che la «creatività» del movimento supera le previsioni degli entusiasti. Le misure di repressione adottate nei confronti delle forze di sinistra e delle minoranze etniche (in particolare il Kurdistan) induce i comunisti a correggere la mira. L'entusiasmo nei confronti dei religiosi si attenua e già su «Rinascita» del 24 agosto 1979 si legge: «l'ottusità dimostrata dai leaders del movimento khomeinista e dallo stesso Khomeini verso le rivendicazioni autonomistiche e democratiche delle minoranze è stato il primo segnale di quella concezione integrista e autoritaria della .. repubblica islamica" che ha portato il paese ai drammatici conflitti odierni» (G. Lannuti). Questa fase di perplessità dura alcune settimane. in corrispondenza con le repressioni interne. e muta nuovamente tra la fine di ottobre e i primi di novembre, con l'occupazione dell'ambasciata americana e la scelta del movimento khomeinista di superare le divisioni interne rilanciando la proiezione offensiva del movimento all'esterno. contro i Paesi islamici moderati. e contro.gli Stati Uniti e l'intero Occidente. La posizione dei comunisti italiani di fronte a questa svolta imprevista e drammatica si presenta complessa, contraddittoria e di non facile ricostruzione. Se da un lato condannano l'occupazione in base ai principi del diritto internazionale (al punto da votare in modo diverso dai comunisti francesi in sede di Parlamento europeo), dall'altro continuano per u Abbonatevi al «Leviatano» Abbonamento annuo: L. 20.000 Abbonamento semestrale: L. 11.000 Sconto speciale per chi risiede nelle città e nei paesi dove «Il Leviatano,. non arriva in edicola: abbonamento annuo a sole L. 14.000. Conto corrente postale n. 58761008 intestato a «Il Leviatano» via dell'Arco di Parma 13 - 00186 Roma settimane a dedicare agli ultimi avvenimenti iraniani spazi ridotti, smussando gli aspetti più drammatici e pericolosi del conflitto. L'occupazione viene più spesso presentata come un errore di strategia rivoluzionaria, piuttosto che come un atto di aperta ostilità. «Non è il codice formale delle convenzioni internazionali, sono i reali rapporti di forza che sconsigliano alla rivoluzione di condurre sino alle sue ultime conseguenze la sfida antiamericana» («Rinascita», 16novembre 1979). Nello stesso tempo viene sottolineata l'unanimità del popolo che segue compatto l'Imam e gli studenti islamici, l'orgoglio nazionale finalmente soddisfatto dall'umiliazione inflitta agli antichi padroni, la sospensione delle misure liberticide precedenti. la gestione consiliare che si afferma nel Paese, la necessità che alla rivoluzione non venga meno la solidarietà della sinistra europea. Condanna, solidarietà e timori per le eventuali ritorsioni «imperialiste» si alternano sulla stampa comunista ponendo l'accento ora sull'uno ora sull'altro elemento, secondo l'evoluzione. quotidianamente mutevole, degli avvenimenti. Inoltre. all'interno degli stessi commentatori, si manifestano con più evidenza differenze prima nascoste. Da una parte i «movimentisti» convinti che le ragioni delle masse vengano prima degli equilibri internazionali e dei rapporti di forza consolidati; dall'altra i «diplomatici», consapevoli della gravità della crisi e dei pericoli insiti in un allargamento dell'offensiva rivoluzionaria. Entrambe le componenti ritrovano però, almeno parzialmente, la loro unità nella spiegazione della crisi iraniana con le colpe dell'imperialismo americano, nella necessità di bloccare qualsiasi tentativo degli Stati Uniti per recuperare l'iniziativa politica, economica e militare nella regione petrolifera, nel dovere dell'Europa di contribuire alla creazione di un nuovo (ma anche molto imprecisato) ordine mondiale che prenda atto della fine dell'egemonia delle grandi potenze e approdi a una distribuzione diversa delle risorse disponibili. Si tratta, è evidente, solo di dichiarazioni di buone intenzioni che si traducono tuttavia in scelte politiche ancora orientate, prevalentemente, in senso unilaterale. Barca, per esempio, nell'editoriale pubblicato sul numero di «Rinascita» del 30 novembre scorso. arriva a chiedere all'Europa non solo di adoperarsi nella mediazione tra USA e URSS, ma di «ricattare con la pressione delle decine di milioni di americani ancora legati alle loro origini italiana, francese, irlandese, spagnola, qualsiasi candidato alla presidenza degli Stati Uniti che volesse ricorrere alla forza militare». Sul numero successivo, R. Ledda prima nega che la perdita del controllo delle materie prime comporti problemi di sicurezza per il mondo occidentale. poi invece afferma che sono effettivamente in gioco gli «interessi vitali» dell'Occidente e che per salvarli è necessario non contrastare il mutamento dei rapporti di forza internazionali, ma assecondarlo. Nello stesso articolo Ledda afferma che l'importanza degli Stati Uniti in Iran dimostra l'inefficacia di una forma di sicurezza affidata esclusivamente all'ampliamento degli arsenali militari e ne conclude, paradossalmente, considerando così dimostrata l'inutilità di un ammodernamento missilistico europeo. Sono solo due esempi, ma mi sembrano particolarmente significativi di un uso unilaterale e non equilibrato degli avvenimenti iraniani; un uso. tra l'altro, che fa carico al solo Occidente dei problemi della sicurezza. della difesa della pace e della rinuncia ai privilegi in nome di un diverso ordine internazionale. Estremamente significativa ci è quindi sembrata una 22 GENNAIO /980

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==