Il Leviatano - anno II - n. 2 - 22 gennaio 1980

BEN SHAHN «PER TUITI QUESTI DIRITTI ABBIAMO APPENA COMINCIATO A COMBA ITERE» (/946) ne pubblica sia le profonde trasformazioni avvenute a tuttora «in fieri» nel tessuto sociale del paese, trasformazioni - è bene sottolinearlo - che determinano incertezze e qualche volta persino irrazionalità nelle scelte dell'elettorato. Voglio dire, insomma, che la crisi di cui siamo testimoni e protagonisti è crisi, in fin dei conti, di tutta la società italiana e perciò ci investe e ci riguarda tutti, istituzioni, partiti, gruppi sociali, e persino individualmente. Lo smarrimento, cioè, è generale ed è anche qualcosa a più vasti orizzonti per motivi, cause e radici che non sono soltanto italiani. Ma non voglio divagare. Restiamo alla nostra realtà e più segnatamente al problema politico di medio termine. li grande problema che ci sta davanti è la ricerca di una nuova centralità nella politica italiana. Che questo ruolo l'abbia perduto o stia per perderlo la DC è cosa a cui bisogna guardare con senso di responsabilità anche da parte di chi si propone di condizionare o di ridimensionare la funzione del partito democristiano. Sarebbe grave errore credere di poter fare progetti politici concreti fuori di quest'ottica. Oltre tutto penso che sarebbe un'ipotesi senza reali prospettive a medio termine_.Non a caso lo stesso PCI non si fa illusioni su possibilità di alternativa. Mi pare che non ci siano vie d'uscita per la governabilità del Paese: o il compromesso PCIDC o la ricerca di una nuova centralità. Una terza via non esiste, a meno che non si voglia lo sfascio di tutto e allora però chi sarà a tracciare la via di una soluzione non lo sa nessuno, e potrebbe essere addirittura qualcuno che per ora non c'è o non si vede. In sostanza: qui si pone il problema di una strategia di recupero democratico della complessa e delicata situazione italiana. È necessa- /2 rio cercare la via per un patto politico che dia concretezza ad una aggregazione di forze democratiche, un patto che pennetta la corresponsabilizzazione di socialisti, democristiani e altri partiti minori democratici in un programma che abbia come fine la rivitalizzazione delle istituzioni e quindi quella che potremo chiamare la «ri-istituzionalizzazione» della vita italiana. Ecco dove può diventare centrale il ruolo delle forze laiche, socialiste e liberali (s'intende naturalmente, a scanso d'equivoci, che nella dizione sono compresi socialdemocratici e repubblicani). Direi, anzi, che a questo punto non c'è scelta: o le forze laiche socialiste e liberali sono in grado di dare forma e vita ad un simile progetto o esse stesse, con le loro diverse pseudo-strategie, spingeranno la DC verso il compromesso berlingueriano. So benissimo che all'interno delle diverse forze laiche esistono molte perplessità per l'eterogeneità ideologica delle componenti da mettere d'accordo, ma la politica si fa proprio mediando i conflitti, cercando di regolarli senza pretendere di eliminarli, il che poi è l'essenza stessa della democrazia. D'altra parte nessuno si sogna di chiedere l'irrealizzabile, e cioè un «partitone» o «listone» elettorale. Qui si parla solo di alleanza, vale a dire di una intesa, di un patto momentaneo in una particolare contingenza storica, che offre tra l'altro grandi possibilità alle forze laiche. C'è - è questo che chiedo ai socialisti, ai socialdemocratici, ai repubblicani e anche ai liberali - una battaglia politica diversa che si possa fare oggi? Quali prospettive esistono al di fuori di un tentativo di aggregazione di forze per la costituzione di una nuova area di centralità? Ecco la sfida, l'obiettivo immediato, per gli anni ottanta. Tutto il resto rischia di tradursi in velleità ed ambiguità senza costrutto. 22 GENNAIO /980

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