fu praticamente distrutto al nostro atterraggio. Lo bruciammo immediatamente per non farlo cadere nelle mani dell'esercito di Batista, salvando naturalmente il carico che rimettemmo interamente nelle mani di Fidel Castro che ci stava aspettando impazientemente. L'atterraggio ebbe luogo a Cenaguilla, una piccola pianura vicino alla montagna. Per quanto riguarda i camion. c'è del vero. ma bisogna precisa-_ re. Dopo lo sbarco di Castro nella zona di Belique, in· Oriente. cominciai a rifornire gli uomini che riuscirono a sopravvivere dopo lo scacco della battaglia immediatamente precedente. Trasportammo così nella Sierra abiti. viveri. medicinali. armi e munizioni. Utilizzammo i camion anche per trasportare gli uomini che raggiungevano la guerriglia ed io ero il responsabile di quel trasporto. Un giorno. eravamo partiti dai dintorni della città di Manzanillo con un gruppo proveniente da Santiago de Cuba: eravamo un gruppo numeroso è ci servirono due camion per il trasp9rto. Io fornii i camion e mi misi a guidare uno dei due: fu un'avventura perché la strada era in pessime condizioni. Era di notte e noi attraversavamo i villaggi come se fossimo stati dell'esercito regolare. protetti dall'oscurità e dal coraggio che hanno quelli che rischiano la vita. Naturalmente i nostri avevano armi ed erano pronti ad usarle in caso di bisogno. Un camion rimase in panne e gli° altri due si impantanarono: decidemmo allora di dividere il gruppo e di continuare la marcia a piedi. Ma proprio tornando verso un camion per tentare di farlo ripartire. un compagno ed io ci imbattemmo in una pattuglia dell'esercito. Fatti prigionieri e condotti in un accampamento capimmo ben presto che saremmo stati massacrati. Profittando della notte. fortuna volle che riuscimmo ad eclissarci. Dopo d'allora. ci fu la lotta clandestina fino al mio viaggio in Costarica. non per andare in esilio ma per tornare nella Sierra con le armi e le munizioni che ancora mancavano. Trovammo degli aiuti presso i costaricani. compresi quelli del presidente Figueres. e le armi che ottenemmo furono molto utili per contenere l'offensiva d'aprile dell'esercito di Batista. P.G.: C'è un momento mal conosciuto e poco chiaro nel prore.un rivoluzionario. è quello del wo arresto al posto di comandante della provincia di Camagiiey. Potrebbe dirmi in quali circostanze esso accadde e quali ne furono i moJivi? H.M.: Nel 1959. dopo qu~lla che si può chiamare l'alba di libertà che il pòpolo cubano ha indiscutibil20 mente vissuto dopo la disfatta di Batista e l'arrivo al potere dei rivoluzionari con a capo Fidel Castro. subito dopo questa tappa iniziale di festa e di gioia, constatammo che la rivoluzione non sembrava mantenere la direzione che essa stessa si era proposta. IL processo rivoluzionario democratico. nazionalista, umanitario che si era promesso al popolo assetato di giustizia soéiale. si trovò in realtà alterato. Alcuni tra noi che avevano partecipato attivamente alla presa di potere rivoluzionario pensarono che fosse nostro dovere salvare la rivoluzione da una deviazione che l'avrebbe snaturata. Alcuni episodi ci sorpresero e ci preoccuparono; per esempio il fatto che nelle Forze armate rivoluzionarie si era introdotto un orientamento ideologico che non si armonizzava con il progetto democratico della rivoluzione. L'Esercito Ribelle pubblicava un periodico di bassa tiratura. intitolato «Verde Olivo• - dal colore delle nostre uniformi. Ebbene. questo giornale cambiò a poco a poco il contenuto del suo discorso. Era sufficiente sfogliarlo per rendersi conto che orientava il discorso rivoluzionario verso un corso non democratico. D'altra parte alcuni posti e cariche di responsabilità che non si sarebbero dovuti trovare nelle mani di elementi conosciuti come marxisti-leninisti vi erano invece stati rimessi. Ci domandammo e cercammo di capire a che scopo: sebbene non fossimo anticomunisti avremmo voluto - essendo la rivoluzione democratica - che fossero rappresentate anche le altre tendenze. Anche i comunisti avevano contribuito alla caduta di Batista. sebbene alcuni dirigenti avessero fatto il gioco del dittatore e altri addirittura - come Carlos Rafael Rodriguez e Blas Roca. quest'ultimo nella carica più elevata del partito - si fossero apertamente schierati con il tiranno in epoche precedenti. Comprendemmo tuttavia che anche loro avevano diritto ad alcuni posti; ma non a quelli che erano essenziali per mantenere la rivoluzione nel corso che si era prefissata. Infine un fatto di estrema importanza saltò agli occhi: la rivoluzione aveva bisogno di una direzione collettiva. La lotta armata era stata diretta esclusivamente da Fidel Castro. ma ora non si trattava più di comandare una guerriglia né di definire una strategia militare. ma si trattava di dirigere una nazione. di amministrare gli interessi della nazione e del popolo cubano. Come ognuno sa. il potere personale non è la forma migliore per assicurare una direzione democratica. Un processo rivoluzionario richiede al contrario lo sforzo di più di una persona. richiede l'apporto di più elaborazioni teoriche. una analisi 15 GENNAIO /980
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