Il Leviatano - anno II - n. 1 - 15 gennaio 1980

ANNA KUL/SCIOFF di propaganda, cospirazione e organizzazione da lui sviluppato in quegli anni. E perfino dai moti falliti egli seppe trarrenei processi che ne seguirono nuovo alimento alla propaganda. Questo primo Costa era stato anche un protagonista di notorietà e di statura internazionale. Appena ventenne era stato ai congressi di SaintImier e di Ginevra, alcuni anni dopo a quelli di Vervilers e di Gand, aveva scambiato corrispondenza con Bakunin, gli internazionalisti spagnoli, gli svizzeri, i socialdemocratici tedeschi. i comunardi francesi in esilio; aveva infine collaborato con scritti, anche di notevole livello teorico, ai fogl.idel socialismo internazionale. I FASTI D'ITALIA di Venerio Cattani Lettere persiane La sua lettera «agli amici di Romagna» fu infatti una lettera che veniva dall'Europa, un messaggio maturato nella sua mente a seguito dei contatti e delle esperienze europee. Non a caso venne scritta e spedita da Lugano insieme ad una lettera di Malon, che nella città del Ceresio fra il 1876e il 1879aveva assicurato un legame con il movimento italiano e dibattuto i temi di una nuova strategia politica. Su un punto il convegno di Imola si è trovato concorde: sul progressivo declino della personalità di Costa dopo la sua elezione a deputato e soprattutto dopo il congresso di Genova del 1892. costitutivo del partito socialista. che vide l'emergere di uomini nuovi come Turati, Bissolati, Prampolini. Ciò non significa che l'azione di Costa - come hanno rilevato Forlani per le posizioni in politica estera, Rotelli per l'attività amministrativa, Galassi per il movimento cooperativo, Finzi per le lotte politiche a Imola - sia stata in questi anni di scarsa rilevanza. Ma egli non è più un protagonista. Probabilmente la straordinaria effusione di energie prodigate in giovinezza si fece alla lunga sentire. come non poco pesò il distacco da quella donna di vivace intelligenza politica e di forte carattere che fu Anna Kuliscioff. Ma fra il primo e il secondo Costa, fra il rivoluzionario e il riformista, come ha avvertito Leo Valiani nella sua relazione d'apertura, non vi fu contrapposizione. Il riformista non ripudierà mai il suo passato, anzi lo rivendicherà e nella sua azione di politico porterà dietro molti di quegli orientamenti libertari e autonomistici che gli si erano connaturati durante il periodo internazionalista: orientamenti e valori, ha ricordato nella sua conclusione Gaetano Arfè, che assumono oggi una loro nuova validità e forza di richiamo come parte ineliminabile delle tradizioni, della cultura e del costume del socialismo italiano. I afgani. Mi scusi la brevità della lettera, ma devo proprio scappare in montagna. Le mando un ultimo scodinzolio e un estremo bau bau•. La funzione I «fasti• di qualche seltimana fa, sul Giannini e sul Reviglio, hanno precor• so i tempi. Mai predizione mi è costata così poca fatica. Un amico afgano, di professione levriero, mi scrive quanto segue: «Che fortuna, voi italiani. I vostri capi di governo non hanno quattro mogli e ventiquattro figli, come i nostri. mus• sulmani o comunisti che siaoo. Così, quando verrà il vostro turno, più o meno dopo il secondo governo di solidarietà nazionale, ,·e la caverete a molto minor prezzo del nostro Afizullah Amin. ocProprioieri, mentre i carri armati russi cominciavano a sferragliare per Kabul, stavo leggendo quel racconto lungo, o romanzo breve, che Ella si è degnata di mandarmi, intitolato Del modo tenUlo dal Duca Valentino per ammau,an Vilellozzo Vilelli, 0/iverotto da Fermo, Messer Pago/o Orsini, etcetera. Quel vostro Machiavelli scrive bene, ma non ha il senso del gigantesco, come Dostojevskij o Tolstoj. La vostra è cultura troppo rarefatta rispetto a quella russa: in nn dei conti, il Borgia accoppava i suoi personaggi a non più di dieci per volta (sia pure strangolandoli), e cinquecento anni dopo voi state ancora a raccontarvela. I ministri tecnici sono pericolososissimi, e devono essere maneggiati con grande cautela. Ottimi nei governi delle repubbliche presidenziali, dove c'è qualcuno che li può, direbbe Craxi, bacchettare sulle dita, sono esiziali nelle repubbliche parlamentari, dove vanno in giro senza museruola e si distraggono a tutti gli alberi. Non che il Giannini non avesse ragione di dire quel che ha detto; ha ragione sì. Solo che non si è accorto, che la prima funzione di un ministro della funzione in un governo che non funziona è la funzione di star zitto. IL LEVIATANO «Aggiornatevi dunque, o rischiate di finir male, come noi poveri levrieri 17

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