vedimenti di cm s1 componeva lo Statuto, e, nella successiva legislatura, Brodolini spuntò anche Io Statuto vero e proprio. Ma non intendo rendere, con questo episodio, un omaggio al gradualismo e al realismo di Nenni. Vorrei invece mettere in luce un altro aspetto della sua concezione della politica. Si è detto tante volte di lui che «privilegiava» le formule sui contenuti. È giusto. se per formula si intende non una qualunque alleanza di governo, ma la stabilità del quadro democratico. Dopo pochi mesi che il partito era al governo si ebbe la crisi del gabinetto Moro e la preparazione del colpo di Stato Segni-De Lorenzo. Dietro vi era la resistenza della parte moderata alle riforme e in particolare allo Statuto e alla legge urbanistica. Nenni fu avvertito - è il caso di dire «lealmente» - da Segni in persona, è Quando prese la, patente NENNI, CHE ERA TUTTO INTRISO DI CULtura umanistica, aveva un odio, dapprima irrazionale e poi un po' snobbistico, per le cose meccaniche. Scrittore formidabile, non ha mai voluto toccare una macchina da scrivere, e disprezzava perfino le «biro», che chiamava «lapis». Infatti, era lui stesso una perfetta macchina da scrivere: a penna. Usava spesso quelle imponenti stilografiche «Mont Blanc», che contenevano un etto d'inchiostro e pesavano complessivamente mezzo chilo, esteticamente, secondo me, bellissime. Impugnava la penna con la stessa grazia con cui papa Wojtila impugna il pastorale. Tuttavia la penna, appena appoggiata sulla cartella, cominciava a scivolare via con leggerezza e soprattutto con fantastica scorrevolezza e conI FUNERALI DI NENNI 12 valutò i «pro» e i «contro» dell'intransigenza socialista: la quale, senza ovviamente dare le riforme, significava accettare uno scontro che avrebbe aperto la via diretta e breve al regime autoritario. Invece di giocarsi insieme riforme e democrazia non era preferibile una rinuncia ai contenuti per mantenere le condizioni della dialettica democratica? E con la dialettica democratica la possibilità di riproporre quelle riforme accantonate in condizioni più favorevoli? Ecco la domanda che scaturisce dall'esperienza di Nenni: una domanda alla quale dovrebbe rispondere Giorgio Amendola che oggi dice le stesse cose che diceva Nenni e che allora egli criticò aspramente per i suoi «cedimenti». Giuseppe Tamburrano tinuità. Nenni si fermava a rileggere solo in fondo alla pagina. Ho letto in questi giorni un autorevole giornalista che ricordava come Nenni gli avesse scritto, mentre mangiava qualcosa, quattro cartelle di dichiarazione. Normale: avrebbe potuto andare avanti per quattro pagine di giornale. Rimane famoso l'episodio. se ricordo bene della malfamata «notte di S. Gregorio», quando scrisse, oltre a quello di maggioranza, anche il documento di minoranza. Eravamo alle cinque di mattina, e come sempre aspettavamo che «la sinistra» si decidesse a uscire dalla tana con la «mozione» pronta. La sinistra, non solo quella socialista, la sinistra in genere, è di tormentate quanto rovinose decisioni: ci pensa molto, e poi sbaglia. Nenni s'introdusse lemme lemme nel ponzatoio della sinistra e implorò di farla finita. Poi disse: «Ma cos'è che volete scrivere, date qua». In cinque minuti scrisse il documento di minoranza e «Vi va bene così?», domandò; natural15 GENNAIO /980
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