Il Leviatano - anno II - n. 1 - 15 gennaio 1980

non avessero risolto i nodi della loro collocazione internazionale e quello della struttura leninista del loro partito, viziata dal «centralismo democratico», gli posi una domanda, quasi eretica in quel tempo: «Ma perché, compagno Nenni, non si possono gettare le basi per un 'intesa che, al di là del referendum, crei uno schieramento laico, dai liberali ai socialisti, anche per "liberare" i democristiani dalla quasi trentennale "condanna" al potere? Un tale schieramento, aggiunsi, potrebbe anche costituire un governo alternativo con il sostegno esterno dei comunisti. Dove sta scritto che un governo democratico debba per forza identificarsi con la maggioranza assoluta prefabbricata?,.. E citai l'esperienza del Partito socialdemocratico svedese che governava stabilmente il paese senza maggioranza assoluta obbligando di fatto, e senza accordi preventivi, i comunisti a sostenerlo. Perché un loro voto contrario sarebbe apparso un assurdo sostegno ai partiti conservatori. Indubbiamente l'esempio conteneva margini di astrattezza; ma la risposta di Nenni arrivò puntuale, pertinente, tutta politica. Non ricorse, neppure per un istante, alla classica e provinciale risposta che avrebbe banalizzato la discussione: l'Italia non è la Svezia. Semplicemente quasi riflettendo tra sé e sé, disse lentamente: «Certo. Certo, sarebbe l'Italia europea. Ma ancora ne siamo lontani ... e i liberali italiani sono una razza diversa da quelli europei. In Germania, Inghilterra, Belgio, quando debbono scegliere fra socialisti e conservatori, scelgono i primi ... Ma qui da noi? Sì, siamo insieme in una battaglia di laicità e di diritti civili. Ma sul piano sociale esso sono indietro. Troppo indietro». Sulla strada del ritorno, dopo aver attraversato la strada nazionale. ci fermammo prima di intraprendere la salita verso la sua villetta. «D'altra parte - soggiunse quasi sotto voce - i cattolici sono il loro esatto contrario... Al tempo di De Gasperi, che pure aveva un grande NENNI CON G. TAMBURRANO 10 NENNI CON G. FINOCCHIARO senso dello Stato, se gli avessi chiesto la nazionalizzazione della Fiat, me l'avrebbe data in pochi minuti. Ma se gli avessi chiesto una rifonnetta per rafforzare la laicità della scuola, per eliminare le cliniche in mano ai preti o, peggio, introdurre il divorzio, avrei urtato contro un macigno. Già - concluse scuotendo la testa - se i liberali diventassero europei ... Ma anche noi. Anche noi dovremmo diventare europei ... Anche tutto il movimento operaio». Gianni Finocchiaro Un incontro con De Martino IL BILANCIO STORICO DELLA VITA POUTI-. ca di Nenni è arduo non solo per l'ampiezza dell'arco temporale lungo il quale si svolge la sua attività, ma anche per la complessità degli scenari entro i quali va collocata tale attività. Ad esempio il suo frontismo non può essere giudicato in blocco, poiché una cosa è il frontismo della seconda metà degli anni '30, un'altra quello della Resistenza e della lotta per la Repubblica e un'altra infine il frontismo post1947. Lo stesso può dirsi per il centro-sinistra che va diviso in due o più periodi che presentano problemi diversi. È una specie di luogo comune che Nenni fosse un abile tattico: anzi che si esaurisse tutto nella tattica. lo invece penso che egli fosse un grande stratega: le intuizioni di Nenni, i suoi disegni politici furono in generale giusti; è l'applicazione. è la tattica che si prestano alla critica. Ma nell'applicazione ha un grande peso, che per lo più è stato negativo, il partito, la sua organizzazione, la sua capacità di trarre tutti i vantaggi dalla strategia. Politica unitaria col 15 GENNAIO /980

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