Il Leviatano - anno I - n. 4 - 27 novembre 1979

sciopero sia regolato dalla legge. Non esprime - come pure sarebbe suo diritto - il proprio dissenso dal dettato costituzionale. Sorvola, semplicemente, su questa circostanza. L'episodio è significativo. Camiti non si degna neppure di discutere quell'articolo della Costituzione. Non ritiene che valga la pena di argomentare le ragioni per cui il suo concetto di democrazia non coincide. in questo caso, con quanto previsto dalla Costituzione. Gli basta farci sapere che cosa egli considera democratico e che cosa no. Camiti non discute, dispone. Si considera. già, al di sopra della legge. In compenso. il segretario della CISL rivendica la priorità e il merito della propria confederazione nell'aver predisposto - (a suo dire) prima delle altre - i modi e le forme dell' «autoregolamentazione» dello -sciopero nei servizi pubblici. L'autoregolamentazione dovrebbe avché, altrimenti, si avrebbe - come si legge in una sentenza della Corte costituzionale, la n. 31 del 1969, richiamata dalla più recente n. 4 del 1977 - •l'assurdo di un diritto suscettibile di svolgersi per un tempo indeterminato all'infuori di ogni limite•. E quale diritto! ..• Specialmente nei pubblici servizi (in senso ampio) un formidabile strumento di pressione (anzi, diciamo pure la parola giusta: di ricatto) nelle mani di gruppi di potere, grandi o piccoli (sindacati, comitati di agitazione, consigli di fabbrica e via seguitando), di fronte al quale gli altri (utenti, consumatori, lavoratori non appartenenti alle categorie in sciopero: al limite, l'intera collettività) degradano al ruolo di incolpevoli ostaggi. L'episodio degli uomini-radar mi richiama alla memoria le acute previsioni di uno scritto di Giovanni Sartori, del 1973: .. vi sono servizi, specie nelle megalopoli, che sono nulla menodi 'servizi di sopravvivenza' (l'elettricità, l'acqua, il trasporto delle derrate alimentari e dei carburanti, l'eliminazione dei rifiuti) ..... ; e faceva l'esempio, tra i molti, •di un piccolo sindacato degli addetti ai servizi elettrici... risoluti a 'colpire' mediante scioperi a singhiozzo•. Non soltanto, dunque, la disciplina dello sciopero dev'esserci, ma dev'essere stabilita dalla legge. Se anche non lo dicesse, a chiare lettere, l'art. 40, lo esigerebbe la natura delle cose: una rinuncia dello Stato a intervenire, una abdicazione del Parlamento a legiferare non sono ammissibili in una materia, come questa, in cui si tratta di contemperare tra loro interessi collettivi settoriali subordinandoli, senza sacrificarne ressenziale, all'interesse generale. Non è forse in casi del genere che dovrebbe misurarsi, a fatti e non a parole, la tanto conclamata ..centralità del Parlamento•? IL LEVIATANO venire attraverso una consultazione e un accordo tra i lavoratori della categoria intenzionata a scioperare e i lavoratori delle altre categorie che risultino utenti di quel servizio. L'accordo avverrebbe. insomma, tra fasce sindacali. Vale la pena di prender nota di questo tratto singolare della mentalità del Nostro. Nella «sua» democrazia, non esistono più cittadini, né esiste legge e Stato. Esistono soltanto lavoratori sindacalizzati. Parlare di «pansindacalismo», a questo punto, è usare ancora di un eufemismo. Ma c'è di più. Come ha dichiarato in una intervista televisiva concessa pochi giorni dopo che era apparso il suo articolo sul «Corriere», Camiti ritiene che, almeno per quanto riguarda la CISL, I' «autoregolamentazione» non sia qualcosa di cui occorra discutere come di una misura da introdurre. giacché - ha spiegato - !'«autoregolamentazione» è già in atto da tempo ... PJERRE CARNITJ QuALCOSA DI SIMILE A CIÒ CHE È ORA avvenuto nel PCI con Amendola, avvenne due anni fa. nel sindacato. con Lama. In una memorabile intervista a Scalfari. pubblicata sulla «Repubblica» del 24 gennaio 1978.Lama sottopose a una critica ed autocritica radicale la politica svolta dalle confederazioni nel corso degli ultimi anni. Quella politica, com'è noto. era stata imperniata sulla tesi che il salario fosse una «variabile indipendente» e che, perciò, fosse lecito rivendicarne la crescita. «indipendentemente» e senza tener conto del simultaneo aumento della produttività del lavoro. La strategia che si esprimeva in quella tesi era, palesemente, la proiezione della politica- nei fatti ribellistica o eversiva - che fino ad allora aveva perseguito il sindacato. Rifiutando infatti di commisurare gli incrementi salariali a quelli della produttività, le confederazioni avevano rifiutato di tener conto delle «compatibilità» del sistema. cioè dell'interdipendenza e della reciproca funzionalità che esiste tra i principali fattori del processo eco9

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