Parola I FASTI D'ITALIA I di Ponomarev di Venerio Calloni Massimoe severo I' ministero della riforma burocratica è uoa diabolica invenzione di Fanfani. Fino ad oggi, era egregiamente servilo alla DC o come prepensionamento per i vecchi notabili, o come pista d'attesa per i giovani predestinati: c'è passato a.oche Cossiga. li nuovo governo, preventivato per la durata di mesi sei all'esplicita condizione di non governare, per prima cosa ha cambialo l'intestazione - ora si chiama ministero della funzione pubblica (comprendi l'importanza?) -, poi l'ha assegnato a un tecnico, per di più socialista o presunto tale. Che nella fattispecie si traili di un tecnico, non si può negare. Si può dire: l'uomo sprecato al posto giusto. Il nome, M~imo Severo, è squillato per i meandri dei ministeri come la tromba del giudizio universale; come un ministro di que,ta Repubblica possa chiamarsi in quel modo è un mistero da terrorizzare il più incallito burocrate. La prima prova, quella della trimestralizzazione della scala mobile, si è conclusa con un trionfo, che neanche l'omonimo imperatore romano. I sin• dacali domandano 100? E noi gli diamo 200! Non gli lasciamo neanche il gusto di rare un giorno di sciopero. Dopo questa prova di •massima severità•, il clou: la presentazione, a tempo di record, di uno studio di 85 cartelle per la riforma, appunto, burocratica. La particolarità del documento consiste in questo: per ogni proposta c'è la controproposta, il bianco e il nero, l'alfa e l'omega. Vedi i ministri tec.nici come sono utili: di ogni cosa tj presentano il pro e il contro. Poi scelgano i politici, al tecnico va bene sia bianco che nero. Ma la proposta conteneva, nella coda, il veleno: comunque scegliate, nero o bianco, vi avverto, ha detto il Giannini, che prima di cinque anni non si potrà far niente. A questo punto, il consiglio dei ministri ha lirato un respiro di sollievo: •La riunione è sciolta - ba concluso Cossiga -. Vi invito tutti a cena•. Secondo me, quel che il PCI non perdonerà mai più ad Amendola non è quello che ha dello, e neanche come l'ha detto; ma è quando l'ha detto. Mentre c'era Ponomattv a Roma! C'è da far perdere al PCI il banco di primo della classe, al quale Togliatti teneva moltissimo: "il più grande partilo comunista dell'Occidente". Ponomarèv non è tipo da ammettere scherzi. C'è da scommettere che avrà chiesto immediatamente: "Ma questo Amendola, che sta così male, perché non lo mandate a curarsi in Crimea? A Yalta, per esempio, abbiamo delle cliniche collaudatissime•. In altri tempi, la vicenda sarebbe certamente rmita così. Se adesso così non andrà, vuol proprio dire che il PCI è cambiato; vien quasi da dar ragione a Zaccagnini. Duro, quel Ponomariv. L'argomen• to usato davanti alla commissione esteri della Camera è stato d'una chiarezza cristallina: •L'URSS non attaccherebbe mai un paese sprovvisto di armi nucleari•. Se poi avessimo un governo coi comunisti, non saremmo neanche invasi, perché non ce ne sarebbe bisogno. BLOCKNOTES missili terra-aria; Riccardo Tavani, il vice-Pifano in libera circolazione, dichiara, a discolpa del capo, discolpa non giuridica ovviamente ma politica, che portare missili «è nella tradizione dell'internazionalismo operaio»; Negri, Piperno e Scalzone, come si è visto, predicano la violenza: che ne r[cava Boato? «Autonomia e terrorismo coincidono? No», ovviamente. Invece che spedire i suddetti signori nelle patrie galere, Boato ritiene che bisogna «continuare a ragionare, a capire». E prosegue: «Ragionare: perché uno come Pifano parte dalle lotte del Policlinico di Roma e arriva ai missili terra-aria? Capire: perché le Br hanno tanto interesse a fare 'terra bruciata' nell'area dell'Autonomia?». Alle domande 11011segue risposta. Le risposte ovvie, e cioè che Pifa110,sotto la specie del 'autonomo. predica e coerentemente pratica la violenza e che Brigate rosse staliniste e operaiste sifanno laguerra per meglio far la guerra allo Stato (democratico), Boato, naturalmente, le scarta. La violema minore C1RCOLA DA UN PO' DI TEMPO, TRA I «CRETINI di sinistra», come /i chiama Sciascia _peraltro autorevole assertore propriJ di questa resi -, la teoria secondo la quale i peggiori nemici delle Brigate rosse e dei terroristi in genere sono proprio i militanti dei gruppi politici pili estremi e violenti. La primogenitura di questo risibile argomento, a dire il vero, appartiene a Sca/zone e Piperno, i quali, prima del 7 aprile, discel/avano qua e là spiegando che dal momento che di «violenza diffusa» ce n'era parecchia, molti giovani, da questa appagati, non si rivolgevano alla violenza tecnologica e clandestina: la conclusione per cosi dire logica che se ne traeva è che i veri nemici delle Brigate rosse avrebbero dovuto non reprimere, anzi _seguendo l'esempio proprio di Scalzane e Piperno_ incoraggiare la violenza infabbrica, nelle scuole, nelle manifestazioni, la violenza minore insomma, proprio per scongiurare che da minore diventasse maggiore. L'ultimo sostenitore della teoria suddeua-in una «opinione» di «Panorama» -. e automaticamente perciò iscrillosi alla categoria sciasciana, è Marco Boato, tra i fondatori di «Lotta continua» ed ora deputato radicale. Daniele Pifano va in giro con 6 Ma soprattutto. oltre che ragionare e capire. bisogna-dice Boato- collfinuare «a lottare:per impedire di co11sep11areal termrisma mit:liaiadi f!Ìavani che rischiano di trovarsi stritolati in una morsa mortale». E va bene, continuiamo a lottare. Ma è d'accordo Boato, ora che è diventato radicale e quindi, si presume, legalitario e pacifista (o no? e se no, che diavolo sta afare tra i radicali e perché mai i radicali se lo tent:ono caldo:'/, che l'unica lotta ammi.uibile. in democrazia, è quella consentita dai diritti costituzionali, tra i quali non rientra il diritto alla violenza. E se è d·accordo con questo - pur facendo tutte le distinzioni che vuole tra Pifano e Curcio - perché mai guarda con benevolenza a quell'Autonomia che, senza smentirsi, predica e pratica la violenza (sia pure diffusa)? 21 NOVEMBRE 1919
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