nisti sovietici. In sede di parlamento europeo hanno votato, a differenza dei francesi, a favore della mozione di condanna, ma sulla stampa hanno circondato la crisi iraniana di ovatta, relegandola in secondo piano quando hanno potuto e riducendo la vicenda a cronaca asettica negli altri casi. Accanto a ciò la solita ideologia: le spiegazioni universali delle crisi come risultato dei guasti del colonialismo, le rituali condanne delle trame sempre attive dell'imperialismo, la soddisfazione per l'isolamento americano, l'esaltazione dell'antimperialismo della rivoluzione ir~.niana e dei suoi certi sbocchi finali positivi. Un quadro confuso quindi quello fornito dalla reazione comunista alla crisi iraniana e al movimento islamico, un quadro che denuncia un grave stato di MERCATO COMUNE ... e Dioper tutti· QuALCOSA DI POCO CHIARO ED AMBIGUO STA avvenendo nei rapporti tra l'Italia e la comunità europea. Le notizie della «manovra, sono arrivate finora con mezze frasi dei ministri italiani che hanno più. diciamo. «frequentazioni• con la CEE: Pandolfi, Marcora, Ma/falli e lo stesso presidente del consiglio Cossiga. L'opinione pubblica ne ha saputo ben poco, anche se qualcosa l'ha intravisto dall'intervista del 15 novembre al TG/ del ministro dell'agricoltura, Marcora. Ma anche qui, pochi hanno capito a chi fosse direi/a la protesta di Marcora contro la proposta di «fissare 1111 te/lo» per le spese della politica agricola della CEE. D'altronde era logico non capire, poiché tale proposta era stata avanzata dal suo collega di governo, il ministro del tesoro Pandolfi, alla comunità a fine sellembre. Di che si trai/a? Cerchiamo di spiegarlo in breve. A fine sel/embre il governo italiano, in un memorandum alla CEE, chiedeva un «riequilibrio del bilancio comunitario», sostenendo che l'Italia paga alla CEE somme assai maggiori di quanto non ne riceva in restituzione, citando il passivo del 'anno 1978 (800 miliardi di lire) e l'onere sostenuto per /'acquisto dei prodolli agricoli della CEE i cui prezzi sono più alti di quelli internazionali. La CEE riballeva documentando che l'Italia, nel biennio /979-80, avrà 1111 saldo altivo di 1.885 miliardi, non senza aggiungere che sono ancora giacenti presso la comunità decine di miliardi non prelevati dal 'Italia poiché la sua inefficiente pubblica amministrazione non ha fallo pervenire i progelli completi per o/lene re ifinanziamenti. A questo punto l'Italia avanza la risibile tesi secondo la quale tu/la la questione del contributo italiano alla CEE va vista «dal 'inizio del mercato comune•. La risposta quasi sferzante arriva fulminante, e qualcuno fa notare che l'Italia da sola usufruisce del 40% del Fondo regionale, mentre il cancelliere Schmidt ha chiesto alla CEE il resoconto dei vantaggi ottenuti dal 'Italia, tra cui i prestiti agevolati concessi dalla Bf!nca_europea degli investimenti, la quale, nel solo tne111110 1976-78, ha dato ali' Italia il 40% dei fondi a sua disposizione. IL LEVIATANO incertezza. Alla prudenza e all'opportunismo dell'Unione Sovietica e dei comunisti iraniani, fa riscontro l'estremismo dei francesi e l'imbarazzo degli italiani. In caso difficile o dubbio tutti i comunisti indecisi tentano di trovare posto sotto l'ampio ombrello dell'antimperialismo. Questo può andare bene però per la propaganda sovietica e dei partiti satelliti, ma non può certo bastare per i comunisti occidentali e per la loro aspirazione a svolgere un ruolo autonomo e positivo in una regione del mondo come l'Europa, destinata a trovarsi sempre di più nell'occhio del ciclone. La crisi iraniana non è stata dunque un buon test della maturità politica internazionale dell'eurocomunismo. Aldo G. Ricci Tiriamo le somme di questa confusa e incredibile vicenda. Nessuno, naturalmellle, contesta il dirillo del patrio governo di migliorare le condizioni del/' appartenenza alla CEE. Anzi, osserviamo che nel passato l'Italia è stata perfino troppo accomodante e spesso nelle dure «maratone» sulla politica agricola comune, obbedendo alle sue note manie mediatrici, trascurava i suoi stessi interessi, per cercare di mettere d'accordo tedeschi e francesi. Quel che va contestato è il modo furbesco, ai limiti del truffaldino, con cui i nostri governanti hanno condotto questa strana vicenda che, non è difficile prevedere,finirà con una sconfitta italiana. Intanto le asserzioni circa «le restituzioni,, oltre ad essere risultate inconsistenti, come si è visto, hanno immeschinito di colpo le concezioni italiane del 'integrazione europea, che nel passato, almeno verbalmente, avevano una dignità riconoscibile. Me111reora si arretra alla concezione del 'Europa dei bottegai, cioè quella che considera la CEE 11111/' altro che una società per azioni dalla quale i soci si attendono «il giusto ritorno». /11secondo luogo abbiamo dato l'edificante spettacolo di due ministri della Repubblica che chiedono alla CEE due cose assolutamente contrastanti. Ed 11110,anzi, Marcora, ha chiesto pubblicamente la convocazione del «comitato ministeriale per la politica estera economica• ove «le posizioni dovranno specificarsi una volta per tulle affinché ognuno si assuma le proprie responsabilitti ». L'ambasciatore Pietro Quaroni, in un famoso saggio sul rapporto tra la diplomazia e la politica estera italiana, osservava che «111d1ifetto generale di tu/la la società italiana è la tendenza a vivere a compartimenti stagni... per cui i contai/i personali sono deficienti e con loro ancora più deficiente la circolazione delle impressioni, delle informazioni e delle idee»; sicché «ognuno se ne va per la sua strada e conosce quello chef a l'altro solo nella misura in cui le strade si scontrano». Come si vede, lo scontro Marcora-Pandolfi al cospello della CEE è già roba da manuale. Purtroppo la conseguenza pitì grave di questa poco edificante vicenda è l'evidente diminuzione della credibilità del governo italiano. E ciò proprio mentre l'Italia si accinge ad assumere, per turno, la presidenza semestrale del consiglio europeo. E, infine, proprio quando l'Europa ha bisogno del massimo possibile di coesione politica, dinanzi alle pressioni sovietiche e americane a proposito del 'ammodernamemo del 'armamento atomico in Europa. Gianni Finocchiaro 5
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==