I tifosi dell,Imam LA RNOLUZIONE IRANIANA NON CONOSCE soste e continua a dare spallate poderose agli equilibri internazionali e alla pace. La sua caratteristica principale è anzitutto la dinamicità. l'impossibilità di stabilire compromessi e forme di equilibrio con le strutture economiche. politiche. sociali e culturali del regime precedente. Tutto deve essere rapidamente rimosso e rovesciato. secondo una logica da «rivoluzione permanente» in chiave islamica. L'altro elemento saliente è che si tratta di una rivoluzione superiorem non recognoscens, in questo momento prevalentemente ostile nei confronti del mondo occidentale, responsabile dello stato di cattività del Paese, ma egualmente avversa al mondo comunista (vedi l'Afghanistan) e niente affatto disposta a delimitare la propria sfera d'azione. Oggi la rivoluzione iraniana è impegnala a sovvertire le regole del diritto internazionale assumendo in prima persona il ruolo di Staio terrorista e rivoluzionario non disposto ad accettare dall'odiata tradizione occidentale neppure le regole consolidate dei rapporti Ira Stati. Per far questo ha deciso di dar forma all'occupazione permanente dell'ambasciata americana e di utilizzarla come santuario della lotta «antimperialista•, meta ideale e pratica dei pellegrinaggi e dei riti collettivi. simbolo dell'unità e del riscatto nazionale. Il culmine di questa azione potrà aversi con la minacciata celebrazione dei processi islamici a carico del personale diplomatico americano. destinali a trasformarsi naturalmente in processi ali' America e all'Occidente. Problemi gravi quindi per il mondo occidentale, ma problemi anche per la tradizione antimperialista dei partiti comunisti e per il monopolio storico da essi esercitato sui movimenti rivoluzionari. Quali sono state le reazioni del mondo comunista di fronte a questa crisi di gravità eccezionale e a queste nuove versioni di «anlimperialismo» fomite dall'estremismo islamico? Se tralasciamo il caso della Cina, naturalmente ostile alla caduta di un regime nemico del1' Unione Sovietica com 'era quello dello scià, e quindi almeno fino a questo momento avversa a Khomeini, vale la pena di considerare quattro esempi. Anzitutto i comunisti iraniani. Dopo una prima fase di incertezza, nei giorni caldi del passaggio dei poteri. e dopo qualche perplessità nei confronti delle più accese m;rnifestazioni di integralismo. oggi tutta la sinistra iraniana ha scelto la strada della rivoluzione islamica, e il Partito comunista iraniano (che è sempre stato legato a Mosca) non si è discostato da questa linea. In particolare. in occasione dell'occupazione dell'ambasciata americana, i comunisti iraniani sono stati in prima fila nell'appoggiare gli studenti islamici e la linea più rigida contraria alle trattative. e si indentificano in questi momenti in modo totale (in attesa degli eventi) con la strategia del movimento khomeinista. Complementare a questa linea politica è quella dell'Unione Sovietica, anch'essa coinvolta nella crisi sia per la posizione geografica confinante, sia per le sue responsabilità di grande potenza. L'elemento 4 DALL' «HERALD TRIBUNE» saliente della posizione sovietica è certamente l'estrema riservatezza. La stampa russa si è infatti limitata a fornire le notizie con la secchezza di un bollettino metereologico, evitando condanne di qualunque tipo ma anche facili trionfalismi. E' vero che le trasmissioni della radio sovietica in lingua parsi. dirette all'Iran, hanno invece usato un tono completamente diverso, di aperta approvazione dell'occupazione dell'ambasc;;ata e di appoggio a Khomeini. ma è anche vero che, in uno dei giorni di più intensa crisi. quando l'Iran ha chiesto la convocazione del consiglio di sicurezza dell'ONU per discutere della crisi tra Teheran e Washington. l'Unione Sovietica non ha appoggiato pubblicamente la posizione iraniana. votando all'unanimità con gli altri Stati contro la richiesta di convocazione. In questa prudenza sovietica si avverte il necessario senso di responsabilità di una grande potenza. che non può accettare pubblicamente che vengano sovvertite tutte le regole del gioco. pena domani trovarsi a dover subire le conseguenze del proprio gesto; si avverte poi il timore sovietico nei confronti di Khomeini, estraneo e non amico, ma anche la volontà di non perdere una possibile occasione futura di approfittare della situazione che può determinarsi nel Paese. Quindi appoggio a Khomeini tramite i comunisti iraniani e la propaganda radiofonica, ma anche prudenza e riserbo a livello internazionale. La stessa gamma di sfumature si ritrova nell~ gamma dei partiti comunisti occidentali. in particolare quello francese e italiano. Il PCF ha assunto una posizione estremamente netta sulla crisi; per bocca di Pierre Juquin, membro dell'ufficio politico, i comunisti francesi si sono dichiarati favorevoli all'estradizione dello scià, e «L'Humanité» ha affermato che «la lotta iraniana contro l'imperialismo resta il motore della rivoluzione e passa oggi attraverso l'estradizione dello scià. responsabile di tanti delitti, e il suo processo in Iran•. Coerentemente con questa impostazione i comunisti francesi hanno votalo contro la mozione di condanna dell'occupazione dell'ambascia.la americana approvata in questi giorni dal parlamento europeo. Se i comunisti francesi hanno adottato un entusiasmo filokhomeinista pari a quello dei comunisti iraniani, i comunisti italiani hanno invece scelto la prudenza, ma in parte anche l'ambiguità. dei comu17NOVEMBRE 1979
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