fine di succedere, perché vivono nella società industriale e gli altri no. Ma lo stesso esempio dei loro governi ha dimostrato che basta controllare i tecnici, non essere i tecnici, possedere i mezzi di produzione, non inventarli. Non è detto, proprio, che l'ultimo debba essere Lenin. Ultimo può essere l'lman. Tancredi I nuovi pirati li protegge Allah QUANTO È SUCCESSO IN QUESTI GIORNI in Iran e continua a svilupparsi sotto i nostri occhi versosoluzioni ancora oggi assolutamente imprevedibili rappresenta una svolta importante e grave nella scena politica mondiale. L'America tocca in questo momento il punto più basso della parabola della sua fortuna internazionale, costretta a elemosinareun aiuto diplomatico dall'Unione Sovietica e dall'OLP nel tentativo. di avviare una trattativa con il potere rivoluzionario e integralista iraniano al quale non ha in questo momento nulla di appetibile da offrire. L'occupazione dell'ambasciata americana da parte delle bande giovanile khomeiniste, pianificata in accordo con il Consiglio della rivoluzione e le gerarchie religiose, rappresenta un fatto del tutto nuovo in campo internazionale. Anche nei momenti più bui della storia, anche durante la prima e la seconda guerra mondiale, durante le rappresagliepiù feroci, continuarono però a sopravvivere, a volte anche solo formalmente, delle norme di diritto internazionale KHOMEINI (DA «DER SPIEGEL») IL LEVIATANO alle quali appellarsi. Gli stessi nazisti sentirono la necessità di coprire le loro stragi con delle ispezioni della Croce rossa internazionale, le quali avrebbero dovuto accertareil rispetto delle leggi sui prigionieri. In questo caso, invece, si assiste a una violazione del diritto internazionale promossa in prima persona dà un governo, il quale decide di servirsi dei rappresentanti diplomatici di un altro Paese come di ostaggi con i quali ricattare il governo di quello stesso Paese; si trasferiscono in questo modo, sul piano dei rapporti fra Stati, i metodi dei terroristi o dei criminali comuni, i quali miranoscientementealladistruzione della legalità esistente, servendosi tuttavia di tutti gli strumenti che il rispetto della legalità stessa impone alla controparte. Si tratta, come è facile intuire, di una svolta profonda nell'ambito dei rapporti internazionali; molte volte vi erano stati infatti, da parte di diversi Stati, delle violazioni più o meno gravi delle norme internazionali stesse, ma sempre mascherate, smentite, occultate; per la prima volta, in epoca moderna, assistiamo invece a una violazione gravissima e internazionale, che viene proclamata, giustificata, teorizzata; per la prima volta uno Stato agisce pubblicamente e scientemente come terrorista, proclamando unilateralmente (ben sapendo i vincoli che trattengono gli altri Stati) il ritorno alla legge delle giungla. Di fronte a questo l'America ha reagito con grande compostezza, come hanno rilevato soddisfatti molti commentatori, ma anche con assoluta incertezza e impreparazione. Essa non è infatti solo condizionata dal rispetto della legalità (anche se il fatto nuovo di un terrorismo di Stato richiederà, come quello interno, procedure nuove per combatterlo), ma dai complessi che hanno condizionato la sua politica internazionale dal Vietnam in poi. È troppo noto per ricordar/oche gli ultimi anni hanno visto gli Stati Uniti in ritirata su vari fronti, sconfitti senza combattere, ossessionati dall'incubo dell'Indocina, dalla condanna dell'opinione pubblica mondiale e dall'incertezza di quella interna. La caduta, quasi senza colpo ferire, dell'agguerrito regime dello scià, dispotico ma amico, è stato l'ultimo anello di questa catena, e certo uno dei più gravi. Con la decisione di abbandonare lo scià al suo destino gli Stati Uniti hanno reso omaggio alla democrazia e al non intervento, ma hanno anche contribuito a dare un colpo grave alla sicurezza e al 'equilibrio internazionale, del quale oggi si cominciano a registrare solo i primi effetti. Tutto questo torna ora brutalmente in primo piano sotto la spinta di questa gravissimaprovocazione internazionale. Quale che ne sia la conclusione, essa costituisce una svolta. li complesso del Vietnam era già in via di superamento per l'evolversi degli avvenimenti in Indocina in questi ultimi anni; restava inveceforte la tendenza a/l'isolazionismo, come risposta alle recenti sconfitte. Vi era quasi nell'opinione pubblica uno stato di animo di rinuncia e di incertezza nei confronti del ruolo mondiale degli Stati Uniti. Psicologicamente questo attacco diretto può rappresentare un punto di non ritorno, qualcosa di simile - anche se non nei risultati e fatte salve le proporzioni - agli effetti dell'attacco giapponese a Pearl Harbour. L'America si avvia a riscoprire, traumaticamente, che debolezza e incertezza sono più pericolose per la pace che una politica che sia ferma e, a volte, anche dura e inoltre che la scena mondiale è oggi più che mai piena di nemici, che vanno riconosciuti e combattuti come tali e della cui esistenza non ci si deve affatto vergognare. Aldo G. Ricci 5
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