gano ad un risultato positivo), il Consiglio atlantico sarà tra un mese praticamente unanime sugli orientamenti da prendere. Se il governo italiano votasse contro, la conseguenza sarebbe che la NATO dovrebbe ritirare le sue basi presenti sul nostro territorio: in una parola noi dovremmo uscire dall'organizzazione militare del Patto Atlantico. La Francia l'ha fatto, ma ha creato la sua f orce de frappe atomica: è questo che si vuole? Aggiungo che, con la proposta del PCI e tenuto conto della posizione geografica italiana, si porrebbe addirittura il problema della nostra permanenza nel Patto Atlantico. Ecco dunque la domanda alla quale i comunisti debbono dare una risposta: volete queste conseguenze ineluttabili della vostra proposta? Come si conciliano tali posizioni con la dichiarazione che Berlinguer ha fatto prima delle elezioni del 1976 ed ha rinnovato alla vigilia delle ultime elezioni, e cioè che i comunisti accettano la NATO perché è uno strumento di equilibrio tra i blocchi ed anche perché rappresenta uno scudo dietro il quale è possibile e.ostruire il socialismo nell'indipendenza? «L'UNITÀ» DEL 7 NOVEMBRE È UN esemplare da mettere negli archivi. Vi si trova in prima pagina il testo dell'ultima intervista di Breznev ed un articolo di fondo di Antonio Rubbi che sposa nella sostanza le proposte del leader sovietico. Sempre in prima pagina vi è il saluto del PCI al PCUS per il 62° anniversario della rivoluzione di ottobre che si conclude con la riaffermazione della «reciproca autonomia» e contemporaneamente della «solidarietà internazionale». In ultima pagina vi è un corsivo che alla «Repubblica» è apparso «una dura polemica dell' "Unità" con la "Pravda"», un corsivo nel quale più modestamente il giornale del PCI si limita a ribadire la sua condanna dei processi di Praga contro gli esponenti di Charta 77. La «Pravda» aveva criticato il PCI ed aveva giudicato i condannati del mostruoso processo di Praga «rinnegati che regolarmente fornivano false informazioni all'Occidente». Perché «l'Unità» ha usato due pesi e due misure? Perché non si esprime sull'Unione Sovietica, che solidarizza con Praga negli stessi termini usati per i processi a Charta 77? Che differenza c'è tra la persecuzione del dissenso a Praga e quella a Mosca? Aspettiamo che gli intellettuali comunisti che hanno firmato una lettera che noi condividiamo totalmente sui processi di Praga ne scrivano un'altra identica contro la «Pravda» e il PCUS. IL LEVIATANO VENGONO SEGNALATI SPOSTAMENTI DI truppe sovietiche in Afghanistan. Consiglieri militari sovietici, cubani, bulgari, tedeschi orientali, vietnamiti sono in molte zone dell'Africa, a cominciare dall'Etiopia di Menghistu per aiutarlo a schiacciare la resistenza dei patrioti eritrei. L'America manda armi - decisione sbagliata - al Marocco: armi, non uomini; a Tripoli si riunisce un vertice dei responsabili militari libico, cubano e vietnamita per concordare l'invio di armi e di uomini a sostegno del Polisario. Chi può negare che difendendo cause giuste (Angola) e cause ingiuste (l'Etiopia) l'Unione Sovietica cerca di penetrare,con armi e· con uomini, scoi u d; fedelissimi alleati in un numero crescente di paesi-chiave dal punto di vista soprattutto dell' approvvigionamento di materie prime per l'Occidente? Perché lo fa? Ammettiamo che la nozione di imperialismo concernente i paesi capitalistici sia ancora valida come ai tempi in cui Lenin l'ha elaborata, e che essa dia una chiave per capire la politica degli Stati Uniti (un paese, che dalla sconfitta nel Vietnam ha subìto dure perdite senza mai più spostare un uomo armato). Vorremmo sapere dai comunisti come giudicano la natura, le finalità, e le conseguenze della politica estera sovietica e dei suoi alleati. Su questo argomento vi è stato un dibattito alla Conferenza dell'Avana e Castro ha sostenuto che i caratteri socialisti e la politica estera antimperialista dell'URSS ne fanno un alleato naturale dei paesi non allineati e del terzo mondo. I comunisti italiani si sono sempre dichiarati vicini a Tito: sembra che nell'incontro tra socialisti e comunisti, Berlinguer, ad una domanda specifica di Craxi, abbia risposto di condividere la linea di Tito e non quella di Castro. Ma purtroppo vi è di che dubitare di questa affermazione visto che Berlinguer ha dichiarato recentemente che «i progressi della Unione Sovietica aiutano la lotta contro l'imperialismo dei popoli amanti della pace» sposando cosi proprio la tesi difesa da Castro nei confronti di Tito. È un dubbio che viene confermato dalla constatazione che le posizioni del PCI in politica estera sono sempre vicine a quelle sovietiche. È un dubbio che rende sospettosi i sovietici sulla «solidarietà internazionale»: e rende nello stesso tempo poco credibile l'accettazione comunista della NATO. E riproponiamo la domanda: qual è il giudizio dei comunisti sulla natura, le finalità e le conseguenze della politica estera sovietica? 11
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