I FASTI D'ITALIA I di Venerio Cattani Leyland style s I SA COME t ANDATA ALLA BRJTISH LEYland, dove /'85 per cento dei lavoratori ha mandato, con referendum, Il sindacato a carte quaranta. Non un uomo politico italiano ha commentato il fatto, che si presta a profonde medita:r.ionianche in Cll.J(l nostra. Pandolfi e Lombardini hanno anzi confermato che in Italia, senza il consenso del 90 per cento delle for:r.e sociali e politiche (tutti, meno A/mirante e Pannella), non si pu" muovere foglia economica. Questi uomini di governo, che non valgono una piega della gonna, un pizzo delle mutande o un elastico delle giarrettiere, della signora Tachter, non capiranno mal che non i Il consenso che crea una politica, ma la politica che crea Il consenso. Poche, ma truculente, le dichiarazioni del sindacalisti. Ravenna: «In Italia non cl provi nasuno; risolvere Il problema col referendum i contro Il sindacato». Verissimo:qualsiasimanifestazione di libertà i contro Il sindacato, relitto medievale, che non ammette votazioni né dentro, né Intorno, né fuorf. Mattina, meta/meccanico e napoletano (Incredibile) considera gli operai della Leyland uulcidi» e (poveretti) «plagiati». Insomma: devono Imparare tutto dall'Alfasud. Pensare che Il solo modo che I 1/ndacallstl hanno di riacquistareun poco di credlbllltà, sarebbe di star :r.lttl e nascondenl per un palo d'anni. NO#lgnori: contravvenendo a una nota regola clnt#, lmmenl fino al collo continuano a gridare e ad agltanl, e vanno sempre più giù. Milan l'è on gran Milan BELLA STRAGE A MILANO: OTTO IN UNA volta. Milano, si sa, fa le cose in grande, mica come a Palermo dove, con un omicidio al giorno, d vuole un anno per fame 365. In tnwre la reazione del pubblico ad avvenimenti mnUI i: meno male, 1emprepochi. Le rae del conti e I tk/Jttl di mq/ùJ sono infatti le 10/e occasioni che gli Italiani hanno di vetkre un po' di tl111tl:r.Ja. Stavolta, l'effare 11presta a più diffuse considerazioni. a) I sudamericani. Da qualche tempo, non c'i groao ammaUJ1mento nel quale non siano coinvolti del sudamericani. Sono arrivati In Italia In mucchio, alcuni a causa altri con la scusa delle repre#lonl a casa loro. Viene/atto di pensare, che se In Ar,entlna, Uru,uay e Cile hanno avuto la mano paante, tutti I torti non Il avessero, visto quel che combinano da noi. Perchi I ministeri degli Interni e degli Esteri non cominciano a secernere, come dire, il grano dal loglio, e a rispedirne qualcuno «dati/ Appenlnl alle Ande»? b) I rapitori. In tutti quoti fattacci, sono Implicati, sparatori o vittime, Individui giudicati o Imputati per sequestro di penona. Stavolta, una delle vittime era implicata nel rapimento Boro/i. Recentemente, a Sanremo, veniva ucciso, ovviamente dal colleghi (fosse 1 mai dalla polizia) uno dei carcerieridi Cristina Mazzotti. Evidentemente, tutta questa gente i in libera uscita: libertà condizionale, libertà provvisoria, libertà premio. Bisognerebbe chiedere al ministro della cosiddetta giustizia, ammesso che lo sappia, quanti di costoro son dentro e quanti fuori, dopo un reato che, sul piano morale, i peggiore del terrorismo. L'IVA al ristorante ÀRRIVA, FINALMENTE, LA FATTURA IVA nei ristoranti. Il cliente «deve pretendere» la fattura. Anzi, come scriveva giorni fa Il «Corriere della Sera», organo ufficiale del buoi del regime, civiltà vuole che il cliente denunci l'oste che non glielafa. All'uscita i controllori dell'IVA chiederanno la ricevuta; e a chi non l'ha conservata, da IO a 60 mila di multa. Per il proprietario, da 200 mila a un milione, oste della malora/ Il decreto, miracolosamente di un 10/0 articolo, ma che articolo, non dice a quanti metri dall'uscita del locale la /altura pu" essere buttata; e se il controllore IVA deve rive/ani, o se pu6 camujfanl con barba e beffi/Inti. Non i previsto Il caso dell'astuto scippatore, che fermerà la signora con la scusa dell'IVA e le sfilerà la bonetta. E nemmeno Il caso, Dio sa quanto frequente, della rapina al ristorante: «Tutti a terra, questa i un 'IVA I» Davanti a questi voli della follia fiscale, non c'i un giornale che protesti, né un uomo politico che interpelli Il Ministro delle Finanu per chiedergli i numeri del lotto. Cosi, dopo l'Industria sommersa, l'italiano dovrà lnventani la mangiata sommersa. L'IVA sulla cacca? ÀRISTIDE CARINI, DI FERRARA, NOSTRO attento lettore, d sottopone la proposta che fedelmente trascriviamo, girando/a a chi di competenza. «Perchi non tassare la cacca? Come si tassa Il cibo all'entrata, si pu6 benissimo tassarlo, diciamo pure, a/l'uscila. Oltretutto i più /ad/e, dato che i più documentabile la materia del contendere. I controllori IVA, anzichi disponi all'uscita del ristorante, si apposterebbero all'uscila del cesso. Anzichi la ricevuta, il cliente esibirebbe la carta Igienica, abslt Infuria verbll: l'Impronta sarebbe incontrovertibile. L'Ufficio del Registro, anziché timbrare I blocchetti con madre e figlia, timbrerebbe I rotoli e Il consegnerebbe ai ristoranti. Che più? Oltreché ai focali pubblici, Il sistema potrebbe essere applicato alle abitazioni private, e ogni capofamiglia tenuto a conservare i rotoli usati, da co,uegnare mensilmente al capofabbricJJto. [Il nostro lettore, evidentemente inoltrato negli anni, dimentica che il capofabbricato i stato soppresso dal presente regime. Leggasi quindi: al Consiglio di quartiere]. Sarebbe il massimo della giustizia fiscale: chi più mangia più paga. t ben vero che gli stitici potrebbero evadere; ma l'evasione sarebbe compensata dal dolore, mentre Il pla«re di una buona evocuazione consola di qualsiasi imposta». Fin qui /'amico di Ferrara. Da come scrive, sembra, più che un marxista, un proudhonlano: «Chi non lavora, non manti/» La proposta i talmente ovvia, che non dubitiamo sarà attuata quanto prima. JJ NOVEMBRE 1979
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