COMUNISTI DOMENICO SETTEMBRINI La rivoluzione • • viaggia in seconda IL PCI, PUR NON PRETENDENDO DI creare il socialismo attraverso l'azione della DC, vuole introdurre delle forme nuove di governo nella società italiana, facendo un'operazione rivoluzionaria: magari soltanto quella che consista nel far funzionare lo Stato italiano, perché in Italia è rivoluzione anche far camminare i treni in orario o far funzionare i tram o gli aerei». Questo drastico ridimensionamento di un'operazione, il compromesso storico, che la propaganda ufficiale del PCI seguita invece a presentare ancor oggi come l'avvio infallibile verso una nuova civiltà, è di Emmanuele Rocco, giornalista del TG2, ma non incontra obiezioni di alcun genere da parte del suo illustre interlocutore, Fernando Di Giulio, l'esponente comunista che tra il 1976 e il 1979 ha tenuto, tramite Evangelisti, l'uomo di Andreotti, i rapporti ufficiosi col governo (Un ministro ombra si confessa, Rizzoli, pagg. 156, L. 5.000). Nessuno crediamo, leggendo questa intervista, riuscirà a sottrarsi alla malinconica considerazione di quanto sia amaro il destino delle rivoluzioni e dei rivoluzionari nel nostro Paese. Cominciano sempre con grande strepito di fanfare - l'ordine nuovo, l'uomo nuovo - per ridursi sempre, prima o poi, a considerarsi addirittura fortunati se riescono almeno a conseguire gli obiettivi che per il riformismo appartengono invece alla più ordinaria amministrazione. Cosi, ad esempio, Togliatti sosteneva, pensando con tranquilla sicurezza a se stesso, che in Italia, per essereall'altezza del compito, al futuro duce della rivoluzione non sarebbe bastato di avere le doti strategiche di un Lenin. Ad esse avrebbe dovuto unire il genio di un Michelangelo e la cultura di un Leonardo. Dopo trent'anni, i suoi successori si contenterebbero invece di essere al più dei buoni capostazione, senza neppure rendersi conto magari di squalificare in questo modo il comunismo di fronte al fascismo, che di far marciare i treni in orario seppe non solo vantarsi, ma anche farlo, e alla svelta. Da parte di Rocco l'accostamento della rivoluzione del compromesso storico alla rivoluzione del fascismo, in termini per di più cosi efficacemente evocativi, è da ritenersi ovviamente 11 FERNANDO DI GIULIO CON EUGENIO SCALFAR/ un incidente del tutto involontario, niente più di un lapsus per lui particolarmente infelice, anche se per noi molto rivelatore. Non è infatti a caso che accadono certi lapsus, che ritornano sulla penna delle sinistre filocomuniste certe espressioni, come ad esempio «terza via», adottata addirittura all'ultimo congresso del PCI per definire la linea strategica del partito, e «compromesso col capitalis1'":»>,a cui dalle colonne di «Repubblica» si i.,vitano con insistenza le forze rivoluzionarie; espressioni che valsero nel passato a contraddistinguere l'immagine che della propria identità dava il fascismo, per non venir confuso né col collettivismo di Stalin né col capitalismo della plutocratica America. Come sempre in questi casi, la frequenza e l'ampiezza delle coincidenze semantiche testimoniano che deve esistere almeno una qualche analogia di base tra le diverse situazioni. Non si pensi, per carità, che si voglia da parte nostra profittare dell'occasione per ritorcere contro i comunisti quell'accusa di fascismo che essi quotidianamente lanciano, senza tanti scrupoli filologici,a destra e a manca, contro chiunque dia loro ombra. L'analogia cui ci riferiamo si limita al fatto che il fascismo, quando si vantava di realizzazioni che di per sé neppure appartengono alla tradizione del riformismo, ma addirittura a quella del liberalismo e persino del conservatorismo illuminato, non lo faceva per convalidare di aver cambiato pelle. Voleva anzi fondare su cose limitate, e quindi fattibili, la garanzia che un giorno avrebbe saputo realizzare anche quella rivoluzione dell'uomo nuovo, a cui non intendeva assolutamente rinunciare, sebbene nessun fascista, neppure Mussolini, sapesse che diavolo mai quest'uomo nuovo avrebbe dovuto essere. E proprio da quest'irriducibile fedeltà al mito della rivoluzione discendeva il fatto che il fascismo, anche quando realizzava miIJ NOVEMBRE 1979
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