ALDO GAROSCI Cauti ricordi per il papa polacco Voci ALLARMATE s1 soNo ASCOLTAte in questi giorni sul capitolo che - lo ha confermato l'on. Gonella - dovrebbe chiudersi in questi giorni, nei rapporti tra lo Stato e la Chiesa. Voci sulla «quarta bozza» del nuovo Concordato che il governo, forte della sua delega, intenderebbe approvare senz'altro, salva la successiva ratifica. Voci alimentate dall'affermazione recentissima di Giovanni Paolo II sul diritto della Chiesa a impartire l'istruzione religiosa «nella scuola o nel quadro della scuola»; e persino dal cordiale intimo pranzo tra il Papa e il Presidente. Senza allarmarci, qualche preoccupazione l'abbiamo anche noi. Anzitutto, il Concordato che dovrebbe impegnare reciprocamente lo Stato italiano e la Chiesa non sarà un «patto di famiglia». Per la prima volta dal Cinquecento in qua il capo della Chiesa non è un Italiano. Nel senso tecnico della parola, intendiamoci, non lo è mai stato: jl Papa IX - Italiano o Polacco, Greco o Siriano, l'israeliano Pietro o il Fiammingo Adriano VI o l'Italiano Pio IX - è stato sempre il capo. di una Chiesa Universale e coloro che si sono succeduti sul trono di San Pietro non lo hanno dimenticato. Ma non c'è dubbio che l'appartenenza a una data comunità terrestre abbia un suo peso psicologico: si rifletta al fatto che lo stesso presente pontefice ha in più di un'occasione ricordato con particolare affetto, fin nelle devozioni (Madonna di Cz.estochova), la sua patria terrena, e si intenderanno meglio come siano importanti certi legami psicologici e le relative esperienze. Per questo anche crediamo sia non inutile segnare qui alcuni «ricordi» che il Pontefice dovrebbe tener presenti nello stringere un nodo con una realtà cosi complessa come il popolo 10 italiano. Giovanni Paolo certo conosce i fatti, ma non li ha vissuti dal di dentro, come li abbiamo vissuti noi, ed è bene senta anche la nostra voce. Per cominciare, il Concordato non solleva nella unanimità del popolo italiano ricordi lieti. È legato, nelle sue origini, a un patto con un dittatore, l'unico che l'Italia unitaria abbia conosciuto; e, nella sua conferma costituzionale.a una formula politica in cui non erano assenti calcoli di potere che non vorremmo veder riprodursi. La «Conciliazione» tra lo Stato e la Chiesa non poggia perciò, nel sentimento di molti italiani, su quei due strumenti giuridici, ma sul sentimento degli apporti che il Cristianesimo - non senza drammi - ha dato all'umanità italiana, dalla caduta dell'Impero Romano alla Resistenza. È quindi ovvio che moltissimi laici, e molti cattolici praticanti preferirebbero a un nuovo Concordato la separazione, che del resto sarebbe più conforme, almeno a prima vista, ai principi di libertà religiosa riconosciuti dal Vaticano Il. Ma bisogna pur riconoscere che, richiedendo per sé norme contrattuali di tutela speciale, la Chiesa ha due buone ragioni. La prima che le libertà di tutti sono bensl sancite nella Costituzione; ma nel tumulto delle vicende odierne, in cui le costituzioni possono avere labile esistenza, la Chiesa agisce con prudenza, in presenza dell'imperscrutabile avvenire, assicurando le sue libertà particolari con uno strumento internazionale. Sarà limitato, ma è umano; i contratti sono schermi di carta, lo sappiamo: ma sempre meglio di nulla. La seconda, l'allargarsi costante e incontrollato della sfera d'azione dello Stato e enti affini. Ciò che una volta era motivo di scandalo, il /3 NOVEMBRE /979
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