Lettere ai Lavoratori - anno II - n. 6 - nov.-dic. 1953

menticare la nostra ragion di essere e dubitare che le battaglie che abbiamo sostenuto contro le correnti socialiste abbiano avuto una sosta. Ma l'attento osservatore di fenomeni sociali non avrà certo trascurato di rilevare il profondo mutamento di indirizzo e di metodi che in Italia ha subito in questi ultimi tre anni il movimento sindacale che si accentra nella Confederazione generale del Lavoro. La sua portata è stata cosi rilevante che, in un dato momento, l'on. Mussolini ha forse sperato di fare di essa un altro potente appoggio al suo Governo. Del resto basterà leggere il rapporto del Consiglio direttivo al VI Congresso della Confederazione generale del lavoro, steso dall'on. D'Aragona, per avere un preciso concetto di quanto affermo. Vi hanno contribuito, è vero, la gravità degli errori commessi, la frana del partito socialista spezzato in tre tronchi, l'esodo di migliaia di lavoratori accorsi nelle file rosse durante gli anni dei facili trionfi e delle radiose promesse. E saremmo dei ciechi se non vedessimo che l'avvenire della Confederazione generale del lavoro, già volta ad una notevole ripresa della sua influenza sindacale, può ripro642 Bil.J11v1.'"'va Gino Bianco durre i pericoli del passato. La direttiva socialista è di per sè stessa la testimonianza più reale. Eroica resistenza Ma quante sofferenze hanno sopportato le sue organizzazioni ed i suoi organizzati! Quale forza di resistenza ha essa dimostrato, assurgendo fino all'eroismo negli episodii di sacrificio e di fedeltà dei lavoratori di Molinella! Quanti errori e quante violenze del passato sono stati tremendamente scontati! Quanta meditazione desta il fatto che, pur tra le violenze e la persecuzione, la Confederazione generale del lavoro italiana non ha voluto dalla Internazionale sindacale di Amsterdam, alla quale è associata, alcun appoggio finanziario ma semplicemente la simpatia e la solidarietà morale! Io non dò, e nessuno di voi darà, alcun rilievo al fatto che la Confederazione generale del lavoro si è staccata dal Partito socialista e tenta di rifarsi una verginità politica. Anche l'« apartitismo » è una tattica. Ma certo è che l'antico proposito, frutto di esaltazione e di predominio, di imporre al proletariato italiano la sua veste organizzativa è nettamente scomparso.

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