Lettere ai Lavoratori - anno II - n. 6 - nov.-dic. 1953

• ticare che lo Stato totalitario, dopo aver soppresso il diritto di scelta nell'economico, nel politico e nello spirituale, inibisce infatti la difesa di categoria, quivi compreso il « diritto di sciopero», dietro la lustra di una· sua asserita perfezione: esso cioè difende sè stesso a .prezzo della libertà umana. Sarebbe irrepara,bile errore se la democrazia mancasse al dovere di difendere i valori di cui essa è apportatrice, sia pure in via di ,gradualità. Il ,problema appare pertanto quello di una irrinuncia·bile difesa della libertà nella legge, nello stesso modo in cui lo JHERING affidava al secolo scorso il compito della lotta per la difesa del diritto. A questo proposito, fu già detto dal CARNEL UTTI che cc lasciar combattere la guerra fra le categorie è un esempio di fiacchezza, contro il quale debbono reagire i giuristi cristiani». Diremmo che tale sia il dovere di ogni -giurista responsabile, il quale non voglia preparare l'assalto contro lo Stato, assente· o a-bulico ( 1). Questo a noi sembra un atto di fede nella democrazia, ossia nei diritti del lavoro umano. Si tratta di preservare la vitalità dello Stato, chiamato certamente a tutelare la di,gnità di quanti cooperano ad esprimere la sua volontà, ma insieme ad assicurare, per tutti i consociati, la forza del diritto, inteso come garanzia di Ubertà. (Dagli « Studt in onore di A. De Gregorio »). (1) Non posso qui condividere le incertezze del PROSPERETTI (Il diritto e lo sciopero, 1n Justitia. 1949, fase. 6, p. 43) sulla efficacia del dlri tto di fronte alle vita del lavoro. E' legge di naturale progresso che la sf el'.'a della ragion fattasi debba piegare alla razionalità del diritto. Dovremmo infatti cedere a un diVflrso ordine, se non credessimo nella forza creativa del nostro. Il vero é che la difficoltà delle soluzioni arbitrali non é argomento sufficiente per ridurci alle sole soluzionl conciliative: nè è affatto vero che 11 regolamento dei contrasti d1 interessi collettivi sta caratteristica degli sta ti totali tari (c;ul punto vedansi le chiaroveggenti pagine del CARNELUTTI, Diritto e delitto dl sciopero, 1n Pagine libere, 1946, 237, e poi Stato moderno; stato corporativo, 1949, 213). « Ho amato la mia Patria, l'Italia, e la causa del popolo lavoratore, e le ho servite, fedelmente, e desidero l'una e l'altra congiunte nella grandezza e nella giustizia della Pace sociale cristiana». ACHILLE GBANDI (dal testamento spirituale) 625 s Biblioteca Gino Bianco

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