Lettere ai Lavoratori - anno II - n. 6 - nov.-dic. 1953

non lunga scadenza, l'abolizione, in Italia, del salariato agricolo in tutte le sue forme. La mezzadria La mezzadria esiste da oltre venti secoli; è diffusa in Francia, in Spagna ed ha una importanza notevolissima nella economia italiana, essendosi estesa specialmente nelle terre frazionate dell'Italia centrale e in alcune zone del Veneto e tendendo oggi a estendersi specialmente nelle terre dell'Italia meridionale e in quelle di recente bonifica. Il patto su cui è fondata è costituito dall'apporto, da parte di un proprietario o conduttore di imprese agrarie, dt una determinata superficie di terreno con capitali necessari alla sua coltivazione; e dall'apporto, da parte di una fami - glia colonica, di tutto il lavoro necessario. Anche il suo funzionamento è semplice; esso si impernia sulla divisione a metà tanto delle spese quanto dei prodotti del fondo coltivato. Sono invece assai complessi i problemi che suscita. Essa risente della varietà dell'ambiente agrario in cui si è accampata e soprattutto della diversa fertilità del suolo e della quantità di capitali che vi sono connessi, .fertilità Biblioteca Gino Bianco e capitali che variano da comune a comune, anzi da podere a podere, rendendo difficilmente stabile l'equilibrio fra il capitale ed il lavoro. Se si dovessero n1ettere insieme tutte le dispute e tutte le discussioni a cui ha dato luogo, specialmente fra i georgofili toscani, ci sarebbe materia per parecchi volumi. Vi sono stati scrittori che l'hanno esaltata definendola, come il Sismondi, «uno dei più grandi monumenti della sapienza civile degli italiani»; altri, come il Dareste, che l'hanno diffamata chiamandola « figlia naturale della povertà » di cui Sétrebbe al tempo stesso l'effetto e la causa determinante. Ma, lungi da queste esagerazioni, la mezzadria vuole essere considerata in rapporto all'attuale ordinamento fondiario e a determinate fasi di sviluppo dell'agricoltura e dell'ambiente agrario. Non aveva torto il Sen. Jacini, quando, nella Relazione finale della grande inchiesta agraria da lui presieduta, scriveva che la mezzadria poteva essere un bene per le terre dell'Italia Meridionale, allora (1880) derelitte, desolate e squallide, ma poteva costituire un ostacolo alla specializzazione delle colture in al tre zone agrarie più progredite. Risulterebbe arduo un confronto, ad esempio, fra la mezzadria emiliana e roma563

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