Lettere ai Lavoratori - anno II - n. 6 - nov.-dic. 1953

soccupati sotto le finestre prefettizie, e dei ricatti parlamentari dei deputati cooperatori, minaccianti la rottura degli amori 1ninisteriali qualora ni « poveri operai » loro elettori, non venissero concessi i richiesti lavori. Per essere ,giusti ·bisogna comunque riconoscere che tale metodo non -è stato solo adottato nel passato dai socialisti, perchè anche nel presente viene da altri adottato, colla sola sostituzione nei termini della richiesta della parola «patria» in luogo di quella « pane ». Oggi infatti non si grida più: « Pane e lavoro! » nè si fanno dimostrazioni, ma si fanno sagre e si grida: << Patria e lavoro!» che è poi la stessa cosa. Ma non fermiamoci su queste che sono miserie, per dichiarare senz'altro che il metodo ricattatorio da noi biasimato è il metodo degli affamati e dei cattivi corvi, il quale ha fortuna soltanto finchè una classe dirigente pavida ha bisogno di quietare i suoi rimorsi e chiudere con l'offa dei lavori pubblici le bocche che urlano, oppure sempre con l'offa deve tentare di suscitare il consenso che gli manca. Il derivare la maggior parte dei cooperatori socialisti dal repu:bblicanesimo ed il dovere dapprincipio svolgere la loro azione in un ambiente saturo Biblic 604 Gino Bianco di de1nagogia giacobina, contro un governo che diffidava della regione sempre in iscomptglio, ed a favore di una ca- · tegoria di operai i quali non avevano la capacità di coonpiere lavori specializzati, ma avevano soltanto fame; crediamo spieighi la demagogia primitiva delle cooperative ravennati che il risparmio degli operai e la saggezza dei capi ha in seguito trasformato da pompe aspiranti dell'erario quali erano in origine, in selezionati enti di produzione e di progresso civile. L'azione benefica delle cooperative si fece subito sentire non appena si conquistarono l'autonomia economica. Il livello tecnico, culturale e morale-civile degli operai, fu portato all'altezza di quello degli operai specializzati della industria settentrionale, sì che all'acq.uisita coscienza unitaria dei romagnoli furono più accessibili i ,concetti di cittadinanza e di italianità poichè l'uno e l'altro volevano dire 0;giatezza e libertà. I pericoli che tale nuovo fatto ( della massima importanza politica) presentava eran.o due: il primo (quello notato dal Salvemini) costituito dal formarsi di una oligarchia operaia capace di imporsi al governo a scapito degli interessi collettivi della nazione; il secondo, costituito dal tra-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==