Lettere ai Lavoratori - anno II - n. 6 - nov.-dic. 1953

tutte le sue terre erano abbandonate, esse però erano tutte . trascurate. · Le cattive erbe coprivano il suolo e i tetti delle case si sfondavano. Gli italiani sono venuti. Essi hanno ristabilito le case e ripopolati i villaggi; hanno seminato di nuovo i campi e i mercati hanno ripresa la loro animazione. Gli italiani, in una parola, hanno iniettato alla Guascogna un nuovo sangue che l'ha rigenerata». « In un piccolo comune vicino ad Anger - racconta - reputato da lungo tempo per le sue albicocche, le sue pesche e le sue prugne, la popolazione era caduta da 1300 abitanti nel 1870 a 700 nel 1920. Essi avevano dovuto rinunciare a coltivare tutti i loro terreni; ed i campi che i vecchi rimasti dopo la guerra non potevano più coltivare erano incol ti. Oggi tutte le terre sono in piena produzione grazie all'installazione in quel Comune, di 300 italiani. Fra i nuovi venuti e gli indigeni - continua - si è anzi stabilita una specie di emula- ·zione, per la quale il Comune ha ripreso fiducia nei propri destini. .. ». . Il senatore De Michelis, presidente dell'Istituto Inter- , nazionale di Agricoltura - da un osservatorio quindi di grande portata - dopo avere lamentati i mali derivanti ' dalla ingiusta ripartizione della terra (chi non ricorda Biblioteca Gino Bianco la campagna del defunto Gino Baldesi per una più giusta ripartizione delle materie prime nel mondo?) vorrebbe una organizzazione posta su basi internazionali per ridare ai popoli un maggiore equilibrio e una maggiore sicurezza. « E' noto - egli scrive - che vi sono dei Paesi angustiati da una grave pressione demografica e sprovvisti di uno dei coefficienti produttivi (la terra) mentre altri meglio. dotati di materie prime e di capi tali, hanno ancora una mol - to debole densità di popolazione. Alleggerire questa pressione, decongestionare i Paesi troppo popolosi riversandone le sovraeccedenze su territori spopolati, significa dare al potenziale economico del mondo la sua forza di espansione e di perfeziona - mento. prevenire i mali inerenti alle trasformazioni tecniche, alle profonde innovazioni meccaniche, riassorbire con relativa celerità la grave pletora di mano d'opera che queste innovazioni producono. Tutto ciò, in una parola, significa la ricchezza, il benessere, la cessazione delle più gravi cause dei movimenti economici· e · sociali convulsivi » (La Corporazione nel mondo - Bompiani, 1934). Questo linguaggio inconsueto era un tempo prerogativa e monopolio di alcuni vecchi sognatori . socialisti, i quali vedevano nell'ingiusta 597

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