Lettere ai Lavoratori - anno II - n. 6 - nov.-dic. 1953

gliarda che non conosce limiti, al collettivismo moderno, prettamente fascista». Anche le parole hanno il loro valore e forse neppure questi nostri benevoli commenti gioveranno alle imprese agricole collettive del Mantovano, perchè qualche proprietario tradizionalista troverà modo di osservare: « Vedete da che pulpito vengono ancora le approvazioni? >>. Prof)rletà e--conduzione Gli agricoltori di razza (quelli che risiedono in campagna e conducono direttamente le loro terre), non amano la mezzadria che giudicano, specialmente dopo l'applicazione dei nuovi patti colonici, non conveniente alla loro economia privata. Alla mezzadria sono invece molto attaccati i proprietari non agri coltori, perchè permette loro, con uno o due poderi, di vivere in città (ad esercitarvi la loro professione ed a consumarvi le loro rendite) e di andare in campagna nella stagione estiva; ma essi sono attaccati alla mezzadria perchè sono attaccati alla proprietà. Che cosa avverrebbe di questi proprietari il giorno in cui fossero ridotti alla condizione di puri e semplièi percettori di rendite, estranei alla conduzione e alla produzione? Nella gestione più o meno .590 Biblioteca Gino Bianco direttiva dell'impresa es3i possono giustificare la loro condizione e la loro funzione di proprietari. Il Sena tare Sarrocchi, principe del Foro italiano, si rendeva conto di queste esigenze dei proprietari non agricoltori quando, nella tornata del 27 marzo 1931 del Senato, difendeva la mezzadria dalle « pericolose » iniziative di alcuni organizzatori sindacali. « Il mezzadro - esclamava - ci dà un lavoro che è stimolato dall'interesse, e solo per questo possiamo darci il conforto di essere proprietari e agricoltori (?), noi professionisti e commercianti: che non possiamo vigfiare il lavoro, ma possiamo fidare sul lavoro dei mezzadri, diverso da quello dei salariati, perchè per lo stimolo del comune interesse essi provvedono al loro e al nostro vantaggio. Non tocchiamo dunque - concludeva - questa salvaguardia della proprietà e della produzione». Quell'anteporre la proprietà alla produzione deve ritenersi sintomatico, in un>epoca in cui questi due· termini tendono a capovolgersi. • Questi proprietari non agricoltori costituiscono, nella loro grande maggioranza, una vera disgrazia per l'agricoltura italiana, perchè sono molto numerosi e considerano la terra quasi esclusivamente come una fonte di redditi o come un titolo di riposo per la

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