piantagioni specializzate che sono la caratteristica dell'agricoltura americana, l'ist'ituto mezzadrile avrebbe trovato scarsa probabilità di affermarsi; ma nella varietà delle culture essa è riuscita a conciliare le esigenze della nuova tecnica agraria, che richiede lunghe rotazioni, coi bisogni della famiglia colonica e, qualche volta, di quella del conduttore~ Nei riguardi della produzione il lavoro del mezzadro, senza limiti di orario, senza giornate festive e senza ferie, meglio aderisce alle inderogabiU esigenze di una industria allo aperto; soggetta, come nessun' al tra; a quelle vicende meteorologiche che rendono cosi poco adatto il lavoro regolamentato dei braccianti. Dunque anche la mezzadria, vorremmo dire perfino la n1ezzadria, in determinate condizioni di organizzazione' tecnica ed economica, può costituire una forma feconda di produzione agraria. Le risultanze di una inchiesta L'inchiesta sulla « Piccola proprietà rurale e montana » istituita nel 1917-18 dal Ministero di Agri coltura, ci fornisce in proposito un materiale interessante. Il senatore Faina relatore per l'Italia Centrale - Toscana, Umbria, Marche e parte del Lazio - constatava ohe i migliori risultati econoBit 582 Gino Bianco miei e sociali dell'agricoltura . di quel compartimento si rlscon tra vano nella grande proprietà costituita di .più poderi condotti a mezzadria alla quale seguiva la piccola proprietà coltivatrice, il piccolo affitto e il contratto a miglioria. I risultati meno buoni si avevano nelle aziende mezzadrili appartenenti a piccoli proprietari non coltivatori. Trattando della condizione dei contadini l'illustre agronomo seri veva: « In generale le condizioni del mezzadro sono migliori nella fattoria della grande proprietà che non nella media e piccola proprietà non coltivatrice » e osservava che il contadino che si trovava nelle peggiori condizioni era quello occupato come mezzadro alle dipendenze di un altro contadino diventato proprietario! Quell'inchiesta mise in luce per la prima val ta il caso del Barone Franchetti, il quale Barone, morendo nel 1917, lasciava i 48 poderi di sua proprietà dotati di tutto punto, alle 48 famiglie coloniche che H coltivavano. Il sen. Faina si domandava fin d'allora, perplesso, quali sarebbero state le vicende di quei poderi. Il passaggio dalla mezzadria alla piccola proprietà coltivatrice avrebbe dovuto rappresentare un progresso per l'agricoltura di quelle aziende; ma non fu cosi.
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