Lettere ai Lavoratori - anno II - n. 5 - set.-ott. 1953

Il metododellaU.AW. . Costruttivo mi sembra invece il modo tenuto dalla United Automobile Workers of America nell'affrontare il problema della democrazia interna. Con un milione e trecentomila iscritti, la U.A. W. va annoverata fra i grandi sindacati americani. Contrariamente a quanto ci si pqtrebbe attendere, date le sue dimensioni, la U.A.W. è riuscita a tutt'oggi a impedire che si formassero nel suo interno coagulazioni burocratiche tali da arrestare la discussione sui program1ni e, eventualmente, il ricambio dei quadri organizzati vi e delle piattaforme di politica sindacale. Anche oggi, dopo che la lotta delle varie frazioni (Thonias-Addes, Homer lVIartin, Walter Reuther) si è placata nella vigilata vittoria del gruppo di Reuther, il sindacato è vitale; i suoi membri di base discutono programmi e problemi; i suoi congressi, convocati ogni diciotto mesi, non hanno perso il mordente e il gusto per gli accesi dibattiti dei pri1ni anni. La base della U.A.W. è una base attiva e criticamente viva. Ha una tradizione di lotte e di indipendenza, a cui non rinuncerà facilmente. Nel congresso del 1951 la proposta che i dirigenti delBiblioteca Gino Bianco le locali venissero eletti ogni due anni invece che annualmente fu clamorosamente bocciata. Occorre riconoscere all'industria automobilistica, gigantesca ed elastica com'è, sempre pronta a operare cambiamenti strutturali e innovazioni tecnologiche, una parte notevole nel tener desto lo spirito di iniziati va delle masse operaie. Tuttavia la immunizzazione _dei membri operai della U.A. W. contro il male dell'apatia è senza dubbio principalmente determinata dalla chiara volontà di valersi di tutte le clausole costituzionali per alimentare l'interesse e la partecipazione della base del sindacato. Di regola, nei grandi sindacati l'amminiIl vice-presidente della Federazione degli Industriali del Belgio, M. Jean Lannoye, ha dichiarato ad un congresso al quale erano convenuti, nella Svizzera, datori di lavoro e lavoratori di vari paesi: « Ho compreso che la classe o1)eraia non è responsabile della crisi mondiale di ogqi. Siamo noi dirigenti che abbiamo lasciato maturare la crisi morale che è all'origine di tutte le difficoltà nelle quali oggi ci troviamo ed è per questo che la fiducia delle masse si è allontanata da noi». ~~~ 509

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