Lettere ai Lavoratori - anno II - n. 5 - set.-ott. 1953

nei campi, nelle botteghe, nelle strade; monopolio rigoroso della mano d'opera posto in atto con i metodi più severi, dal boicottaggio rigido ed esasperato sino alle taglie inflitte nelle campagne a lavoratori colpevoli di infrazione alla disciplina sindacale. La situazione di privilegio dei sindacati socialisti si rispecchia altresì nella conclusione dei contratti collettivi di lavoro e nella designazione delle rappresentanze operaie presso i Con- . sigli consultivi e gli uffici di collocamento, che essi avevano accaparrato quasi esclusivamente .. Essi si lusingavano, a mezzo di questi procedimenti, di ottenere non solo un miglioramento diretto delle condizioni economiche ma anche il monopolio della mano d'opera e il dominio delle fabbriche mercè la partecipazione alla direzione delle aziende. L'azione sindacale veniva secondata poi dall'azione politica: numerosi seg- · gi al Parlamento e gran narte delle amministrazioni locali furono conquistati dai socialisti, i quali esercitarono su tutti i poteri una pressione costante ed energica. L'occupazione delle terre e delle fabbriche La lotta raggiunse il parossismo con l'occupazione delle terre e delle fabbriche. << La terra ai contadini»: questa parola d'ordine, lanciata durante la guerra, fu seme che crebbe e portò frutti, specialmente nelle regioni di grandi proprietà Bibl 494 Gino Bianco e di latifondi, dove la mano d'opera è meno legata aì suolo e la situazione dei lavoratori più dura e più precaria. Un pò dappertutto, ma specialmente nella Sicilia e nel Lazio, un gran numero di terre, quasi sempre a coltura estensiva, furono occupate nel 1919 e nel 1920. Organizzazioni private, istigate dai partiti municipali, s~affrettarono a invadere le grandi proprietà, soprattutto quelle che si trovavano più immediatamente a loro portata. Lo Stato cercò d'incanalare il movimento creando, in base all'occupazione, un titolo non precario di possesso, ed eccezionalmente di proprietà, e imponendo sempre il pagamento al prezzo di mercato. Ma l'episodio più importante nella storia di questi anni fu. l'occupazione delle fabbriche avvenuta nel settembre 1920 in occasione di un conflitto nell'industria metallurgica. Si valuta a circa 600.000 il numero degli operai che vi presero parte, princioalmente nel Piemonte, nella Lombardia e nella Liguria. Il governo lasciò che gli operai · prendessero possesso delJe fabbriche e continuassero a farle lavorare, ma il tentativo falli e i dirigenti dei sindacati cercarono con altri mezzi una soluzione alle difficoltà. Nella riunione tenuta a Milano il 10 e 1'11 settembre tra il Consiglio della Confederazione generale del Lavoro, gli organi del partito socialista e un certo numero di federazioni libere, fu votato un ordine del giorno col quale_ si decise di dare come obbiettivo alla battaglia il riconoscimento da p~r-

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