Lettere ai Lavoratori - anno II - n. 5 - set.-ott. 1953

parte, ha speculato ed ha ancora una volta sperato nella sventura della Patria, per il proprio profitto. · Si parla troppo spesso di maggiori comunità che dovrebbero cancellare i confini e le angustie delle comunità minori. Ma come far crescere dei buoni europei, se non si riesce a far crescere dei buoni italiani? Trieste è un banco di prova, banco che è stato segnato ancora una volta da sangue umano. E' il banco di prova della unità degli Italiani. Una sera, in un rione popolare di Trieste, a ridosso dei cantieri, chi scrive, tra gli. applausi di un'assemblea, ricordava che l'umanità sarebbe stata migliore se invece di « scambiarci pallottole, ci fossimo scambiati passaporti ». Purtroppo per• Trieste sono tornati pallottole e passaporti, anche per gli italiani. Colpa di chi? Colpa di chi non ha ancora compreso la tragedia dei popoli, e si illude che siano le armi a formare i destini nuovi dell'umanità. Trieste dovrebbe perciò incidere, con la sua tragedia, nel cuore dell'umanità e dettare nuove soluzioni. -Invece la lezione non è stata compresa all'estero, ma neppur molto all'interno della nostra Italia. Ed allora, mentre torna il ritornello disfattista della cartolina spedita da Trieste; diventa per noi ancor più disfattista il « se vuoi la pace, preparati alla guerra», perchè la pace degli uo~ini non può esse.re-data che dalla buona volontà. Per Trieste -la buona volontà è mancata; colpa ancora una volta dei calcoli meschini di chi non crede in un destino migliore dell'umanità. Di quell'umanità che non può essere buona se non vi saranno buone coscienze. GIUSEPPE RAPELLI Bib 450 Gino Bianco -

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