Lettere ai Lavoratori - anno II - n. 5 - set.-ott. 1953

vani declinavano la loro qualità di sacerdoti, nia il Prefetto di Polizia smentì le testimonianze di Bouyer e di Cagne.- Si può dire che la manifestazione Ridgway poneva sotto l'implacabiie luce della realtà il problema dei limit·i della partecipazione del prete - benchè operaio - alla azione politica, o p-iù semplicemente - perchè nulla è semplice in questo campo - la sua partecipazione alle manifestazioni comuniste. In termini prof ani, e anche un po' brutali, era lecito chiedersi se alcuni giovani missionari cattolici della Missione di Parigi, avventuratisi in centri comunisti, non avessero insensibilmente ceduto alle sollecitazioni del loro nuovo <<centro». Se questi « santi» erano arrivati sino all'« inferno », doveva la Chiesa considerarli perduti? A dire il vero, lo stesso f9ndatore della Missione di Pa- -rigi Card. Suhard che l'aveva definita << Una grande opera, non soltanto perchè può arrivare immediatamente a dette realizzazioni, ma perchè pone ii principio di un apostolato di conquista nei centri strappati alla Chiesa », dal 1949, con una pubblica dichiarazione, aveva messo in guardia i preti operai contro una collaborazione fra comunisti e cattolici « stretta e abituale ». Biblioteca Gino Bianco « Senza dubbio, diceva egli, potrà accadere che le circostanze portino dei cattolici a condurre la loro azione parallela1nente a queUa dei comunisti nel conseguimento. chiesto dall'interesse genera~ le, di obiettivi precisi e limitati, senza alcun legame essenziale con gli scopi propri del partito; ma la Chiesa non potrebbe ammettere una collaborazione abituale é profonda. Essa sa, infatti, che il comunismo cornporta una mutilazione troppo grave dell'uomo perchè possa efficacemente provocare la sua liberazione, ed invita i suoi fedeli ad elaborare i propri pensieri e a condurre la propria azione senza vendersi a un pensiero e ad un'azione i cui principi fondarnentali sono, sotto 1nol- ~i aspetti, in contraddizione tra lo,·o, anche in niateria sociale e politica >>. La sua conclusiqne era l'affermazione della sua fiducia nei <~ preti e nei laici che, vivendo in mez.zo ai lavoratori dividono le loro inquietudini e le loro speranze». Quegli che ha meritato il soprannome di « Cardinale degli operai» sapeva bene quali sco·· gli insidiavano la sua o~ra, ma egli pensava pure che in una « epoca particolarmente gTave per la storia del mondo, era indispensabile ch'essa riuscisse ». Il suo su'ccessore Mons. Fel553

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