mente si inaspriscono. Si è creduto per brama di novità, di demagogia, o voglia1no sperare che non vi siano stati peggiori moti vi, di fare del deviazionismo, non sappiamo se più di destra o più di sinistra, e. non si è ottenuto che del disorientamento, a * solo vantaggio dei nen1ici della Chiesa, siano antipapisti, siano comunisti. Sarà la volta buona che si ritrova la strada giusta e che tutti si mettano al seguito dell'unico Pastore, il Pontefice Romano_? GIUSEPPE RAPELLI CZfn industriale cattolico Caro Onorevole, Le ho promesso una lettera; ma, per non ripetere cose già dette, tutto ben ponderato, ritengo più utile inviarLe l'estratto di un niio articolo sulla « Rivista di Politica Economica » del dicem.bre 1952, su « Il pensiero dei Cattolici su alcune questioni sociali del giorno ». Come vedrà, sono d'accordo, più che d'accordo con Lei, che dobbiamo metterci tutti al se•guito degli insegnamenti del Pontefice romano. Ma occorre essere tutti d'accordo nella esatta interpretazione del pensiero pontificio, indipendentemente dalle nostre · partico!ari simpatie e com- . piacenze. Prendendo lo spunto dal Suo articolo, mi riservo di ritorBiblioteca Gino Bianco DOMENICO BORASlO industriale, vice .presidente « Eridania Zuccheri». nare in argomento. Mi 'Qermetto soltanto di. pregarLa di meditare un incisQ molto eloquente del brano della prefazione di Giuseppe PeUa a1 Libro di Malvestiti, da Lei. riportato. « La grande riforma .... non credo che debba essere imposta dall'alto: essa non sarebbe vitale ». Lasciamo andare se dopo lo stesso PeUci si è quasi pentito di questa recisa proposizione ed ha quindi accennato anche a « lo spirito degli articoli 4647 deHa Costituzione » ed alle imprese in cui lo Stato è direttamente partecipe, quale punto di partenza per la 341
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