e d'azienda, entranti fra loro in rapporti di alleanza e di comunione, cosi come forse dalle convenzioni fra le tribù o le gentes è scaturita la prima attività legislativa. Supposto che l'organizzazione politica della società moderna vada infranta da una forza esterna o interna, che si riproduca una catastrofe come quella dell'impero romano, può darsi, dico, che gli elementi dell'organizzazione sindacale, la cooperativa e la lega, rimangano vivi come i soli nuclei primordiali dello Stato, e allo stesso modo che l'organizzazione privata del fondo romano si trasformò, coll'autarchia del possesso signorile, in organizzazione politica, accele · rando in sè attivamente tutti i processi che portarono alla ricostruzione dello Stato, questa funzione sia assunta autarchicamente dai sindacati moderni. Ma cercar qui il « potere dei più», la « vita soggettiva» la « adesione delle masse allo Stato » è come cercarli appunto nel sistema curtense. Tutto questo però ci dà la spiegazione psicologica del sindacalismo idealistico; nonostante le sue previsioni ottimiste di una nuova economia e di un nuovo diritto, esso era suggerito intimamente dal timor vago e inquieto di una catastrofe: era una visione del mondo con gli occhi dilatati. Il movimento dei sindacati, nella sua realtà, divorava lentamente gli istituti giuridici e politici del vecchio Stato, corrodeva l'antica economia, guidato da istinti sempre più ciechi via via che si versavano nel movimento gruppi elevati nelB ~8{l .a Gino Bianco la gerarchia intellettuale. E chi, nel gretto spirito di categoria, nell'« apoliticità » confessata e bandita dai sindacati majorum gentium avrebbe potuto riconoscer la squisita sentimentalità politica delle prime sollevazioni plebee? E davvero I.a rivoluzione creava un'etica nuova; ma nuova precisamente contrc alla morale inspiratrice del socialismo: il sentimento del privilegio, la morale dei più forti. ~ Il socialismo realistico della Confederazione Generale del Lavoro, nelle sue manifestazioni letterarie, prendeva qua e là dai testi antichi e nuovi del sindacalismo, ma l'istinto dei suoi capi aderiva ben altrimenti alla realtà. Scettici, per esperienza, questi capi, sull'attitudine del sindacato economico a crear una nuova economia, preferivano considerarlo come una aggregazione di privilegiati, dirigendo il loro sforzo politico a porre le élites operaie a parte dei privilegi dei gruppi capitalistici; diffidenti delle promesse di un novum jus, indirizzavano le riforme giuridiche a conseguire una lenta spropriazione a beneficio di minoranze operaie, le quali non de&ideravano altro che di lasciarsi addietro le moltitudini lente e fameliche (Nord e Sud), per godere in pace i frutti delle loro rapide conquiste. Teorizzino gli accademici e le birbe del basso impero democratico sul governo dei più. Il P.S.I. e la C.G.L. A noi giova rilevare il mo• mento nel quale il partito socialista, senza proporre esplicita·
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