Lettere ai Lavoratori - anno II - n. 4 - lug.-ago. 1953

Ideologia dunque precisamente in antitesi a quella dei filosofi delle classi médie, per i quali l'assetto futuro era fondato sulla permanenza delle categorie, e, fatalmente, sul loro insolubile contrasto. Vi furono, è vero, altri episodi della rivoluzione proletaria i quali poterono essere apprezzati come cimento di una pratica produttrice autonoma delle organizzazioni di classe: parlo della occupazione delle fabbriche. Di questa iniziazione abbiamo avuto principalmente manifestazioni riflesse, direi, letterarie, anche se si tratti di qualche brano di letteratura propriamente operaia. Certo albeggiano nell'episodio inquietudini delle classi inferi ori alle quali io storico non può negare credenza; ma nel momento, e per i più, le appropriazioni delle· fabbriche non furono che atti rivoluzionari ed episodi di combattimento, senz'altro fine che di condurre i dirigenti alla conquista politica del potere. E anche quando nei consigli di fabbrica si riusciva ad abbozzare un organo funzionale della produzione, il motivo soverchiante, intimo, era sempre di dare vita a un organo dello Stato, nel quale l'attivismo sindacale doveva spegnersi e scomparire. Il fatto è, finalmente, che questa debole esperienza operaia fu spenta in fasce non da una forza esterna, ma da una forza interna; dalla volontà dei capi delle organizzazioni e dal consenso della maggioranza; per incomprensione, per frode, per viltà, dice la polemica delle Biblioteca Gino Bianco parti che non ci conturba; veramente da chi mirava giusto é colpiva al suo segno, di chi svolgeva nell'atto, consapevolmente o no, la logica del classismo post-bellico. La stessa logica che guidava poco dopo gli stessi capi a respingere gli allettamenti dell'azionariato operaio e della partecipazione operaia alla azienda, contrapponendovi un chiaro disegno oligarchico di dominazione politica degli organi della produzione economica, attraverso il controllo sindacale. La dottrina liberale dello Stato - per restare alle manifestazioni italiane - fu attaccata dall'intellettualismo socialista principalmente in nome di una pretesa concezione scientifica, così detta positivista, non altro in realtà che una deformazione del materialismo storico marxista. In pari tempo in altri campi un indirizzo che diremo storicista, con p1u e diverse ispirazioni, moveva al medesimo assalto. L'idealismo militante L'« idealismo militante» dopo la guerra riprendeva con maggior simpatia i motivi del secondo tipo, ma tentava conciliarli col motivo fondamentale del socialismo: l'acquisto del poter politico da parte delle classi più numerose (adesione allo Stato delle masse). Una critica dottrinale di questo indirizzo è, per più riguardi, impossibile: le sue manifestazioni letterarie non furono che d'occasione; non ne abbiamo al383

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