mortis causa od in altri casi che la legge volesse prevedere. I lavoratori avrebbero il vantaggio di lucrare il dividendo su valori ad essi destinati, ma altrimenti sterili per loro. Le imprese assottiglierebbero in tal modo quella che altrimenti costituirebbe una fonte, talvolta non trascurabile, di autofinanziamento, ma fruirebbero di quell'attaccamento alle sorti dell'impresa che ce!'- tamente sarebbe favorito dallo azionariato dei propri dirigenti e delle proprie maestranze. 11) La negoziabilità dei buoni d'opzione popolare. Nonostante la proposta facol•• tà di utilizzare quote dell'indennità di anzianità, potrebbe accadere che non pochi lavora tori assegnatari di bu'Jni d'opzione non trovassero ·conveniente di esercitarli in proprio per divenire azionisti dell'impresa presso cui lavorano. In tale ipotesi, perché il buono d'opzione non sia economicamente sterile nelle mani del suo primo assegnatario occorre creargli un mercato. Tale mercato potrebbe essere costituito anche dalla cerchia dei propri colleghi di lavoro che prestino pro tempore - oppure da almeno una certa data - la propria collaborazione alla stessa impresa. La cessione del buono potrebbe avvenire per girata apposta dall'assegnatario sul buono e vidimata dalla stessa impresa emittente, agli effetti della validità del trasferimento. Senonché la libera trasferibilità del buono d'opzione enB.- ~ 2 ,a Gino Bianco tro la cerchia dei collaboratori dell'impresa potrebbe facilmente consentire al gruppo cap:talistico detentore del pacchetto di comando di perpetuare il proprio predominio, accaparrando, attraverso i propri emissari, dirigenti della imprLsa, gran copia di buoni d'opzione coi quali ottenere azioni popolari intestate agli emissari medesimi. Verrebbe in tal modo ostacolata, se non frustr~ta, quella rotazione delle gerarchie . aziendali in funzione dei meri ti personali d'ogni lavoratore, che è fra gli scopi principali dell'azionariato popolare. Sono pertanto d'avviso che la. trasferibilità anzidetta dovrebbe opportunamente trovare un indiretto controllo almeno in un limite posto alla capacità annua di ciascun lavoratore di acquistare buoni d'opzione dei colleghi cosl come di acquist·are azioni popolari già intestate ad altri dipendenti della dUta medesima. Ma le accennate tendenze accaparratrici di buoni e di azioni popolari possono mancare e più spesso possono essere insufficienti ad assorl,ire tutti i buoni non optati èai lavoratori assegnatari o tutte le azioni popolari ch'essl desiderino di realizzare. In ogni caso un mercato dei buoni· d'opzione e delle azioni popolari ristretto alla cerchia dei colleghi lavoranti presso la stessa azienda emittente condizionerebbe il ritmo d'avanzamento dell'azionariato popolare nelle singole -imprese alle disponibilità finanziarle di quelli dei loro dipendenti o dirigenti che trovassero conve-
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