Lettere ai Lavoratori - anno II - n. 4 - lug.-ago. 1953

listico, quanto la determinazione del ciclo d'anno in cui pianificare tale massima espansione sono problemi la cui soluzione dovrebbe essere deferita, almeno in linea di fatto, alla competenza tecn1ca ed alla sensibilità economica degli ·c..10mini che dovrebber0 cust1tuire il Comitato Economico Nazionale, quand'anche forma.niente tale determinazione venisse attribuita ad una legge de~ l:'arlnmento. Il ritmo di espansione dello azionariato popolare rotativo dovrebbe essere diversificato anche secondo i ra1ni produttivi cui appartengono le imprese soggette a democratiziazione. A meno che il regime monopolistico o considerazio "11 Pvlitico-sociali consigliassero diversamente, è ovvio che 1'accennato ritmo dovrebbe essere più celere per le grandi imi,:ese che operano con nwne:oso personale - come le meccaniche fini - che non in quc ..le operanti con un numE-1O di operai, d'impiegati, di lil igent.i esiguo rispetto all'entità ciel capitale aziendale, come le elettriche o le grandi industrie alimentari. A questo proposito gioverà ricordare che, secondo g..i studi del Marrani (1), negli anni prebellici, l'incidenza dei e,.sti ùi mano d'opera sui co~ti inàustriali di produzione raggiungeva al massimo il 10'7o nella industria idroelettdca, nella molitoria, nella casearh1., nella salumiera; oscillava fra fll ed il 20% nei cantieri e nella ( 1) MARRANI P., Del costo di produzione. Po.dova, Cedam, 1938. Biblioteca Gino Bianco grossa meccanica, nella carh,. - ria, negli oleifici, nell'inriust,rin t8ssile; fra il 21 ed il 30 % nelle edili e nei calzaturifici; fra il 31 ed il 40% nella meccanica fine; fra il 41 ed il 50% nelle industrie dei mobili; fra il 51 ed il 60 % nellt1 laterizia. Il differenziamento del ritmo della democratizzazione secondo i vari tipi d'impresa, sul f andamento di indici come quelli dinanzi esemplificati, consentirebbe alla riforma cti meglio assicurare in ciascun tipo d'imprese quello che potremmo ritenere il ritn1O optimum teorico, mentre l'optimun1 pratico non potreobe essere avvicinato che attraverso adattamenti empirici dell'ori;in~rio piano di azionariato p0polare alle impreviste circost~nze ~ reazioni sia del mercato finanziario in genere che dei particolari settori di mercato in cui operano le diverse categorie di Imprese soggette all'azionariato popolare. Qualora dunque 11 Comitato Economico Nazionaìe - se non la stessa legge istitutiva - stabilisse - poniamo - che nella sua massima esp9.nsJone presso una data categ ;ria di grandi imprese l'azionaria~o popolare possa raggiungere la metà del capitale sociale, e stabilisse, per esempio, in 20 anni il ciclo entro ~ui pian; t1care tale massima ~spansicne, ogni grande impresa della categoria considerata dovrebbe sorteggiare ogni anno fri. le proprie azioni ca.pital11,t,1che 1/40 del proprio capitale nominale per offrirlo in opZJ.one al personale dell'impresa mc'- desima di qualunque. grado. 365

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