Lettere ai Lavoratori - anno II - n. 4 - lug.-ago. 1953

nostro paese da ingenerare, in masse sufficientemente larghe d'italiani, quella viva consapevolezza di diretta solidarietà del singolo con il complesso produttivo nazionale che valga a sottrarre le rivendicazioni salariali degli allettamenti della demagogia politica. Non v'ha dubbio che l'attuazione dell'auspicata democratizzazione azionaria dei grandi capitali presuppone salari e stipendi reali capaci di consentire una quota di risparmio al comune lavoratore probo. Non v'ha dubbio che la den1ocratizzazione dei grandi capi tali presuppone nel piccolo risparmiatore un'educazione economica che non poche nostre masse lavoratrici purtroppo sovente dimostrano di non possedere ancora e che solo un energico incremento dell'istruzione tecnica popolare può sopperire. Sono questi indubbiamente due presupposti che lo stato deve curare parallelamente alla riforma del grande capitalismo aff inchè questa medesima possa dare i frutti d~1 quali la ritengo suscettibile. 3) Un « Comitato Economico Nazionale>'.' pianificatore dell'azionariato popolare. Il tecnicismo dell'azionariato popolare rotativo postula il diritto preferenziale di certe categorie d'investitori a certe categorie d'ìnvestimenti ed il conseguente diritto di tali investitori ad estromettere da tali investimenti il capitale altrui dietro congruo indennizzo legale. Un siffatto diritto preferenBiblioteca Gino Bianco ziale è ignoto al nostro tradizionale sistema giuridico, e sarebbe suscettibile di ardite applicazioni anche nell'ambito della proprietà terriera ed edile, che in questo breve scritto volute.mente non consideriamo. L'azionariato popolare rotativo postula anche un piano progran1matico e conseguentemente un organo che lo elabori ~ ne curi l'aggiornamento. Tale organo, che per brevità di esposizione chiameremo Comita,to Economico Nazionale, potrebbe essere costituito da una opportuna commissione di senatori particolarmente competenti in materia economica e finanziaria, qualora la nuova Costituzione della Repubblica Italiana portasse ad un Senato che fosse sopratutto espressione delle competenze tecniche e delle forze economiche del paese. Il Comitato Economico Na.zionale potrebbe forse essere costituito tn modo analogo ad altri orgftnismi già operanti nel nostro sistema governativo, come il C.I.R. (Comitato Interministeriale per la Ricostruzione) e il C.I.P. (Comitato Interministeriale dei Prezzi), o con opportuna integrazione o fusione del- !'uno e dell'altro. Ma non è indispensabile al nostro attuale assunto d'indugiare qui sul modo di formazione del Comitato Economico Nazionale e sul suo coordinamento con le Camere legislative e col Governo, questioni di prevalente contenuto giuridico, per le quali chi scrive volentieri gradirebbe la competente collaborazione di giuristi, ai quali pure prevalentemente competerebb~ di dieysertare &Ull'opport~- 361

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