trarre dalle imprese nazionalizzate un dividendo che basti al serviz.io del correlativo debito pubblico, e ne dovrebbe sopportare il deficit, attingendo verosimilmente ad ulteriori prestiti pubblici o scivolando all'inflazione monetaria. D'altro canto la nazionalizzazione delle grandi imprese restringerebbe drasticamente la varietà d.egl'investimenti aperti al nuovo risparmio forzandolo verso i titoli di stato, ed inducendo quello che ne rifuggisse a tentare le vie dell'emigrazione verso paesi meno irrispettosi della libertà d'investimento. 2) L'azionariato popolare. Può il capitalismo di stato, originariamente motivato in Italia dalla depressione economica del 1930 ed ora giustificato dal marasma post-bellico e dalla laboriosa riconversione alla produzione di pace, può - dico - costituire anche in futuro un opportuno fondamento della politica economica della Nazione? Io credo che no. Alla luce dell'esperienza il nostro azionariato statale si è dimostrato sterile di apprezzabili contributi alla pacificazione sociale nel campo del lavoro. Realisticamente riconosco e sottolineo che nessuna rif 0rma industriale o bancaria potrà illudersi di eliminare l'antagonismo fra lavoratore ed in1p1·esa capitalistica per la premiuente importanza che le rimunerazioni salariali manterranno sempre rispetto a quelle che il comune lavoratore possa lucrare come partecipe ai risultati della Biblioteca Gino Bianco gestione. Tuttavia ritengo che una accorta riforma del vigente regime capitalistico contribuirà tanto più efficacemente ad attenuare le asperità delle rivendicazioni salariali quanto più tale riforma sarà capace di stabilire dei motivi di solidarietà economica fra i singoli lavoratori, od almeno tra i migliori di essi, e l'impresa singola o •la collettività delle imprese investite dalla riforma medesima. Larga massa dei nostri ilnpiegati e dei nostri operai è restia o per lo meno agnostica agli allettamenti di collettivismo. Il lavoratore italiano permane tuttora sensibile sopratutto ai fattori di valorizzazione della propria personalità individuale o famigliare. Se vogliamo essere aderenti alla psicologia del nostro popolo noi dovremo quindi cercare fattori di pacificazione e di progresso sociale, nel campo delle insopprimibili grandi org;:1nizzazioni aziendali dell'industria e della banca moderna, in sistemi di compartecipazioni individuali alla comproprietà dei grandi capi tali od in libere associazioni di partecipazione a tale proprietà: insomma in una democrazia economica rispettosa più che sia possibile, della personalità economica individuale. A sua volta la prospettata soluzione risponde all'esigenza - morale, politica ed economica ad un tempo - di difendere il piccolo risparmio. Una constatazione storica plurisecolare e sopratutto le vicende• monetarie dell'ultimo mezzo secolo ci additano che la più efficace difesa del risparmio popolare si ha nello spa359.
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