le, Giulietti era avvertito da qualche provvida telefonata. II tempo di tirare la saracinesca sulla sua scrivania all'americana, di intascare le chiavi: l'automobile lo aspettava - sempre! - dinanzi alla porta: ed egli fila va per Circonvallazione a Mare e la Riviera di Ponente, verso San Marino. :Fece questo, più volte, tempo n1assimo, cinque minuti: e chi l'ha veduto in questi frangenti capisce subito l'hnmensa parte che avrà l'autòmobile nei manuali di storia dell'avvenire, nelle cadute dei regni e delle dittature: ah, Cola di Rienzo non si lascerà mai piu cogliere a caval di un ciuco! E a San l'vlarino, tavola imbandita. Non era, no, la stolta dissipazione nei grandi h,otels, con1e la fanno, <li solito, gli organizzatori diventati commendatori. Giulietti tesoreggiava il suo fondo di guerra anche nei periodi sanmarinesi. Erano iilYece sostanziose e casalinghe pappatoie romagnole; da Ri1nini i suoi parenti gli 1nandavano il meglio pe~ce, e l'ostessa gli preparava i cappelletti e il pasticcio di maccheroni all'uso del paese. La lunga consuetudine ai cibi grevi si risvegliava, e il disprezzo sovrano della gente di quella terra per i legumi cotti, buoni a farE 310 .ca Gino Bianco sene un empiastro sul sedere: e Giuliettl trasf orma va San Marino, da rocca d'esilio, in « un gran castellazzo dove siff unno continue magnazze >>. Spogliatosi di ,tulte le appiccicature della vita di una grande industria moderna, mondatosi delle esigenze del- ' le città lontane, levatosi di mezzo agli equipaggi dei transatlantici, egli ridiventava il suddito papalino esemplare, preoc~upato sopratutto di far funzionare il mattarello sulla sfo glia di pasta all'uovo e niente poesia. D'Annunzio, a Garclone, intonava i salmi di guerra come un monaco ab'ruzzese, n1a Giulietti a San Marino li finiva tutti in gloria con1e un perfetto e tradizionale parroco romagnolo. II suo generoso sovversivismo Simpatico a tutti gli italiani. Di italiani che avessero per lui una repulsione viscer~le, irragionata 1na assoluta, il disdegno del signore che stacca da sè con uno sguardo il meteco, non incontrai che pochissin1i numerabili sulle dita di una n1ano. Menotti Serrati fu uno di questi: settario, noioso, 111a non fari nella. Tutti gli altri soggiacquero a questo perfetto rappresentante del sovversi vi~n10 da paese di preti. Il 1nio aruaro
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