il prepotere fascista e facendo leggere, dal Presidente di detta assemblea, tutto quanto era stato pubblicato sui giornali di agosto e settembre 1943 sul cosiddetto e diffamato sussidio. L'assemblea commossa e vibrante di fede e di passione e solidarietà approvò il suo operato. Poco dopo ebbe a Napoli un incontro col Di Vittorio il quale, anche a nome dei suoi colleghi Lizzadri - sottopancia di Di Vittorio - e Grandi, disse al Giulietti queste testuali parole: « Ormai non vi è più nessuna difficoltà che tu diriga la o Organizzazione . marinara, a patto che tu dia ad essa un ordinamento più democratico ». Giulietti rispose che quello in vigore era molto democratico ma che tuttavia l'avrebbe sottoposto volentieri alla considerazione e libera discussione dei soci, per aggiornarlo con gli immancabili sviluppi del sindacalismo produttore». Finalmente, proprio in quello stesso anno 1944, la vicenda ha termine e Giulietti entra a far parte definitivamente della . CGIL. Ansaldo descrive Giulietti Il perfetto italiano La fortuna di Giu~eppe Giulietti, solo transitoriamente oscurata, non la si può rinchiudere nelle peri .. pezie di un movimento sindacale di categoria. Non si . spiega con le consuete ragioni, del come sta vano male i marinai prima della sua azione di organizzatore e simili. Non si può inquadra• re Giulietti nel sistema rif or n1ista-cooperati vista dell'Italia giolittiana, e risolvere, se si è avversati, il fenomeno Biblioteca Gino Bianco della Federazione con le con• suete ricette del « Cooperativismo rosso, piovra dello stato ». Su tutta la schiera degli organizzatori italiani, Giulietti si profila, in modo non confondibile: si lascia in .. dietro i << funzionari » e i << bonzi » per la sua violenta energia sovversiva, si lascia dietro i sindacalisti rivoluzionari diventati commendatori, perchè è puro di ogni convinzione padronale e di 293 . J
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