Lettere ai Lavoratori - anno II - n. 3 - mag.-giu. 1953

Bocchini, come era a quel tempo, ricorderemo la frequente visione del noto capitano marittimo Giuseppe Giulietti, che si presentava spesso per essere ricevuto dal Capo di Polizia, già sapendo che questi era assai. .. impegnato. Allora Giulietti lasciava al commesso una delle sue solite lettere di protesta a Mussolini per la liquidazione dei suoi averi nella Cooperativa Garibaldi di Genova. Sulla scrivania di Bocchini tali lettere si ammucchiavano, senza esito, perché Mussolini si era intestardito a voler umiliare Giulietti, tenendolo sotto il tallone della polizia ed, invece di fargli rispondere, gli faceva elargire soltanto sussidi della cassa della polizia. Il commesso, il buon Borghese, sapeva tutto ciò e faceva sforzi per conciliare la sua imperturbabilità con la giustificata eccitazione di Giulietti che, a ragione, è stato assolto dalla Alta Corte di Giustizia». Ma ciò doveva essere niotivo di una dolorosa pagina polemica. Ecco come la descrive « Il Lavoratore del Mare » edizione di New York del giugno 1946: « Caduto il fascismo, luglio 1943, il cap. Giulietti fece del suo meglio per far riprendere alla Federazione marinara le sue interrotte attività. Ma incontrò resistenza. Mentre sul principio il Ministro del Lavoro gli fu favorevole, in seguito egli lo mandò a conferi re col capo della Confederazione del Lavoro Di Vittorio, il quale seppe dire a Giulietti che se i ma- · rittimi lo avessero veduto lo avrebbero gettato a mare. Le B 29i ~a Gino Bianco spiegazioni non valsero e cosi Giulietti ritenne doveroso mettere al corrente i marittimi della cosa. Sorsero da ciò i Comitati di Difesa federale raccoglienti firme che, man mano raccolte, venivano inviate ai Prefetti ed alle Autorità governative. Nel medesimo tempo la Confederazione mise a capo della Federazione a Genova un triumvirato con elementi dei tre parti ti. La lotta, da quel mon1ento, fu condotta senza scrupoli, da coloro che erano appena succeduti al fascismo, per appropriarsi del patrimonio dei marittimi, con sistemi non meno fascisti. Nel g·iugno 1944, dopo la liberazione di Roma, Giulietti si incontrò di nuovo con i capi della Confederazione. Essi, che già conoscevano il sentimento dei marittimi delle zone liberate, non dissero più a Giulietti che esso sarebbe stato gettato a mare se 1 marittimi lo avessero veduto. Invece gli proposero la direzione tecnica della « Garibaldi » se egli avesse accettato di abbandonare i marittimi; e ciò pur essendo al corrente della questione del sussidio .. Nel rifiutare tale offerta il cap. Giulietti spiegò tutta la verità sul suo contegno nei riflessi del fascismo e dichiarò che avrebbe uniformato la sua condotta alla sola volontà della gente del mare. Per questo, nel luglio 1944, fu tenuta una grandiosa assemblea a Torre del Greco, in presenza di un notaio, ove Giulietti espose a quella marineria tutta la sua condotta tenuta durante

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