Lettere ai Lavoratori - anno II - n. 3 - mag.-giu. 1953

mule l'uso del verbo al presente è un eufemismo; in realtà in questi formula non è descritto quello che la nostra società è oggi, ma quello che dovrà , essere domani e che oggi non è: un preannuncio della « città promessa», che vuol dire anche una requisitoria contro la sua antitesi, che è la città in cui viviamo. A voler essere sinceri, molte delle disposizioni della nostra Costituzione dovrebbero essere scritte al futuro; per mantenerle al presente, bisognerebbe al verbo far precedere la nega~ zione. Questa specie di esercizio di sincerità ermeneutica si potrebbe cominciare dal primo articolo: « l'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro»; meglio sarebbe dire: «sarà ... fondata sul lavoro », soltanto sul lavoro; ma oggi non è: oggi è fondata piuttosto sul capitale che sul lavoro. E cosi per tanti degli articoli successivi. Dice l'art. 3: « E' compito della Repubblica •.rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana ... »; questo vuol · · dire che oggi l'impedimento costituito da questi ostacoli è ancora tutto da rimuovere. Coll'articolo 4 « la Repubblica ricoBiblioteca Gino Bianco nasce a tutti i cittadini il diritto al lavoro ... Ogni cittadino ha il dovere di svolgere una attività ... »; questo vuol dire che verrà un tempo in cui ogni cittadino avrà il diritto effettivo di trovar lavoro e il dovere effettivo di lavorare; ma per ora, nella società presente non c'è nè questo diritto nè questo dovere. E si potrebbe a lungo continuare: ma basterà ricordare ancora l'art. 36, il quale, quando dice che « il lavoratore ha diritto ad una retribu- ,zione ... in ogni caso sufficiente ad assicurare a sè e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa », vuol dire in realtà che oggi i lavoratori questo di:- ritto non l'hanno, e che bisogna trasformare la società in modo da far si che venga il tempo in cui effettivamente sia assicurata a tutti i lavoratori quell'esistenza libera e dignitosa che oggi per molti di essi è soltanto una struggente speranza. In queste .ed in altre analoghe disposizioni (le quali fanno capire per trasparenza quanto cammino ci sia da compiere prima che la condizione reale dei lavoratori si adegui a quella che la Costituzione ha promesso) si trova la spiegazione della importanza costituzional8 data allo sciopero, considerato come mezzo per progredire più speditament~ su questo cammino. 271

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