I Il contratto collettivo di lavoro e la garanzia della democraticità del suo processo di formazione. 2. - Il contratto collettivo, obbligatorio per l'intera categoria, è, dunque, l'espressione di una tendenza evolutiva generale: e perciò non meraviglia il fatto della sua sopravvivenza al naufragio della legislazione fascista. Da un lato l'importanza fondamentale dei rapporti di lavoro rende impossibile il ritorno ad una disciplina puramente privatistica dei medesimi; d'altro lato non si vede come si potrebbe pervenire in questo campo alla formazione democratica di norme imperative per tutta la categoria, e cioè di diritto pubblico, se non demandando tale attività alle stesse categorie interessate. Nel momento, però, nel quale il contratto collettivo si distacca dalla sua origine privatistica e diventa in sostanza un modo della legislazione, sorgono due preoccupazioni fondamentali: a) La prima - già accennata - è che le norme così prodotte si trovino in armonia con tutte le altre norme dell'ordinamento giuridico statuale nel quale vengano Bi 246 .aGino Bianco sussun te. Fino a che i contratti collettivi si attuavano nel quadro del diritto privato ed erano, quindi, validi solo per coloro che vi consentivano col fatto di · appartenere alla associazione che li stipulava, una tale preoccupazione non sorgeva. Ma nel momento nel quale lo Stato con la sua forza coercitiva impone ad una intera categoria il contratto collettivo, evidentemente fa sue le norme in esso contenute, e si pone allora il problema della armonia e univocità delle norme che formano parte di un medesimo ordinamento. Occorre, dunque, - come si è veduto - affermare il principio, valido del resto in linea generale, della necessaria superiorità gerarchica delle norme prodotte dagli organi legislativi centrali, in confronto a tutte le norme prodotte attraverso forme di legislazione decentrata. L'esigenza della difesa dell'unità giuridica è così soddisfatta dai principii relativi alla ger~rchia delle norme. E non sembra da accogliere il rimedio proposto da chi vorrebbe fare intervenire nella formazione del contratto collettivo, insieme alla volontà delle opposte rappresentanze, anche la volontà dello Stato. In tal caso il contratto collettivo cesserebbe di essere un
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