Lettere ai Lavoratori - anno II - n. 3 - mag.-giu. 1953

atta a tener conto degli altri valori in cui lo Stato deve esprimersi per attuare una autentica civilt~. Se così non fa, egli è costretto a votare per una personalità dotata di competenza generica o competente in altro ran10 della politica. In questo secondo caso ·egli rischia di far perdere quel punto di contatto, quella possibilità di relazione, quella necessità di informazione in virtù della quale il proprio rappresentante potrebbe ~are una efficiente politica sociale e ciò nella misura che il << diaframma » tra persona e Stato operato dai partiti, vorrà consentirlo. La ordinaria democrazia non ha quindi risolto il problema e lascia all'avventura, al caso, alla irresponsabilità dei partiti politici la giusta soluzione. I partiti di massa ritengono di aver soddisfatto questa esigen~a quando includono nelle liste politiche un piccolo numero di organizzatori sindacali che per la attività esplicata possono godere la fiducia e la simpatia della classe lavoratrice. La generazione vivente occupa un'epoca della storia, nel breve giro di una generazione si sono susseguite più lotte e rivolgimenti, che 'f)1'ima nei secoli. Da ragazzi noi vivemmo nel mondo borghese prima del 1914, due guerre mondiali hanno totalmente mutato lo stile di vita. L'epoca tra le due guerre fu piena di fermenti. L~ idee odierne per la ricostruzione d'Europa sono povere e spesso composte con materiale antico. Noi non abbiamo ancora trovato l'equilibrio. Se solo la società fosse il contenuto della nostra vita, se si trattasse solo di rendere l'uomo quanto è più possibile senza dolori e senza apprensioni in questo mondo, noi dovremmo rinunciare al nostro sforzo. Noi ci siamo lasciati troppo a lungo ingannare dalle immagini fallaci del progresso, dell'umanità, della felicità per il più gran numero - noi siamo saliti su attraverso una piramide di scheletri per 'f)1'ecipitare alla fine nella più spaventosa miseria. Ciò che noi nel migliore dei casi possiamo raggiungere è di mitigare il dolore, l'odio, l'ingiustizia ma non il superamento del male. da « La Politica Sociale Cattolica al bivio». 243 Biblioteca Gino 8janco

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